Scontri di Catania, lunedì i funerali del poliziotto ucciso

sabato  3 febbraio 2007

Scontri di Catania
Filippo Raciti

Si svolgeranno presso la Cattedrale di Catania nel pomeriggio di lunedì 5 febbraio le esequie dell'ispettore capo della Polizia di Stato Filippo Raciti, morto durante gli scontri tra le tifoserie di Catania e Palermo. La Giunta comunale di Catania, convocata oggi in seduta straordinaria, ha proclamato il lutto cittadino.

Chi era Filippo Raciti

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Filippo Raciti era nato a Catania il 17 gennaio 1967 ed era entrato in polizia nel giugno del 1986 come Allievo Agente Ausiliario. Fino al 2006 rimase in servizio all'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Catania. Nel dicembre 2006 fu trasferito presso il X Reparto Mobile. Poliziotto da quasi vent'anni, Filippo Raciti era stato nominato Cavaliere del lavoro nel 2004 dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Volontario della Croce Rossa Italiana e donatore di organi e di sangue, il 38enne catanese era da tutti considerato un poliziotto coraggioso: «Ricordo l'ultima alluvione che ha colpito Catania quando Filippo, pur non essendo in servizio, non esitò ad intervenire per salvare una persona immobilizzata nella sua casa vicino all'aeroporto», ha detto un collega dell'uomo.

Raciti viveva ad Acireale con la sua famiglia, composta dalla moglie e i suoi due figli: una ragazza di quindici anni ed un bambino di nove. Per loro il quotidiano La Sicilia ha avviato una raccolta fondi. Per bocca del Presidente Gianni Petrucci, il CONI ha dato notizia dell'istituzione di una borsa di studio destinata ai due orfani.

Un altro collega del poliziotto ha appreso la notizia da un sms: «È una cosa che non voglio neanche commentare. Filippo era come fratello per me, è stato il padrino di mio figlio al battesimo. Siamo entrambi donatori di organi e sangue e ci siamo occupati anche di problemi di bambini soli. L'ultima volta che l'ho visto è stato ieri, nel pomeriggio. Mi ha dato il suo foulard rosso, quello della divisa, dicendomi di tenerlo perché secondo lui tirava una brutta aria e avrei potuto averne bisogno. Sembra quasi una premonizione».

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