Nicole Minetti non lascia il Pirellone: «Ammiro troppo le idee di Silvio Berlusconi»

martedì 4 settembre 2012

Nicole Minetti non lascerà la politica e non dirà addio, quindi, all'emiciclo del consiglio regionale della Regione Lombardia, e a quel seggio conquistato a seguito della sua candidatura nel listino bloccato Per la Lombardia, affiliato al Popolo della Libertà, il cui capolista era il futuro governatore Roberto Formigoni. È stata lei stessa a rivelarlo in un'intervista concessa in esclusiva al settimanale Diva e Donna, che sarà pubblicata nel numero di domani ma sui cui contenuti circolano già alcune indiscrezioni.

Le voci di dimissioni

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Fabrizio Corona, di cui si è ventilato un ruolo quale nuova fiamma della Minetti.

Da tempo si erano rincorse notizie che la vedevano impegnata su vari altri fronti, in progetti che sembravano estranei alla politica: tra questi, innanzitutto, la nuova relazione sentimentale coltivata con Fabrizio Corona, divo del gossip e delle platee televisive; poi, l'annuncio di un suo impegno professionale nel mondo del cinema, alla corte, si vociferava, nientemeno che del re del cinema porno, il talent scout Riccardo Schicchi. Tutte circostanze, queste, che avevano fatto pensare a un suo prossimo disimpegno dalla politica.

La moral suasion del PdL e le dimissioni promesse

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Silvio Berlusconi, i cui ideali ispirerebbero l'azione politica di Nicole Minetti.

Ad alimentare le aspettative vi era stata anche una promessa da lei stessa espressa questa estate, quando la donna aveva annunciato le proprie dimissioni a breve, da rassegnarsi, assicurava, prima di aver maturato il diritto al generoso vitalizio che l'organo amministrativo elargisce ai suoi membri. A convincerla era stata forse la moral suasion esercitata con insistenza dai suoi stessi compagni di partito. La pressione su di lei, del resto, non era stata cosa da poco, dopo che la sua immagine smagliante era uscita un po' appannata dai non pochi strascichi giudiziari che hanno accompagnato la chiusura del sipario sull'epopea brillante del Rubygate.

Per questo, da tempo, in molti ambienti del suo partito serpeggiava il malcontento e covavano sentimenti di insofferenza nei suoi confronti. Molti compagni di cordata avevano preso le distanze da lei, sollecitando a gran voce le sue dimissioni. La più autorevole di quelle richieste proveniva dallo stesso segretario del PDL, Angelino Alfano, pronunciatosi chiaramente durante l'estate. Il più recente invito a dimettersi risale invece a pochissimi giorni fa, per bocca del senatore Mario Mantovani, coordinatore regionale del PDL, che si era espresso in un'intervista concessa al Corsera.

Durante l'estate si erano anche accavallate voci di trattative segrete per garantirle una sorta di sostanzioso incentivo all'esodo, o una specie di "buonuscita" in cambio della sua accondiscendenza a farsi da parte.

Le motivazioni ideali e l'ostinazione caratteriale

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Tutte quelle pretese possono considerarsi respinte al mittente ora che, fa sapere la Minetti, gli unici da cui accetta inviti o consigli sono la sua famiglia e Silvio Berlusconi. Le motivazioni della sua mancata acquiescenza le ha rese note allo stesso settimanale: la Minetti fa sapere, infatti, che restano per lei ancora valide e inalterate le ragioni ideali che, a suo tempo, l'avevano spinta all'azione politica fino a farle maturare la decisione di scendere in campo alle elezioni regionali lombarde del 2010. Tali profonde motivazioni ideali, spiega la donna, risiedevano, e risiedono tuttora, nell'ammirazione da lei nutrita per le idee di di libertà propugnate dal suo mentore, Silvio Berlusconi.

La battagliera ex igienista dentale sfodera poi, con orgoglio, una sua particolare inclinazione caratteriale, che la spingerebbe a non mollare di fronte alle difficoltà, stimolandola, anzi, a trovare maggior forza e determinazione proprio quando gli ostacoli gli si parano davanti.

Le sexy-pagelle ai politici

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Roberto Formigoni, 8 in sex appeal secondo i gusti della Minetti.

I toni lievi dell'intervista e il target della rivista hanno indotto l'intervistatrice a domande su argomenti più leggeri, in risposta alle quali Nicole Minetti si è lasciarsi andare a confidenze sulla sua attività politica: non si è sottratta, così, a una singolare richiesta dell'interlocutrice, quella di calarsi nei panni della "maestrina" e di stilare vere e proprie pagelle sessuali dei suoi colleghi dell'agone politico italiano.

 
Matteo Renzi

Anche qui, sono trapelate alcune indiscrezioni, secondo cui a guidare la personale classifica vi sarebbe il presidente Roberto Formigoni, in grado di meritare un lusinghiero "otto", anche grazie a innate doti di autoironia che si manifesterebbero, ad esempio, nelle scelte di vestiario, quali le camicie gialle da lui sfoggiate: sono addirittura fonte di ispirazione ed emulazione per la Minetti che le giacche gialle a volte da lei indossate.

Molto buono anche il piazzamento di un avversario di partito, il "giovane" rottamatore democratico Matteo Renzi, che porta a casa un bel "sette", anche se, a giudizio della Minetti, potrebbe ancora migliorare se solo smettesse la sua aria da "bravo ragazzo" che nuoce al sex appeal, optando per un look più aggressivo e rock, quale potrebbe ottenere, ad esempio, con indosso un bel giubbotto di pelle.

Bruttissima pagella, invece, Beppe Grillo, che rimedia un "quattro", scontando anche la personale idiosincrasia della Minetti per gli uomini dalla barba incolta.

Ma a rimediare una bocciatura senza rimedio è Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, a cui la Minetti affibbia un "tre" che non lascia speranze. Colpa della sua allure datata che ha ispirato alla Minetti un consiglio, quello di rinnovarsi nel look insieme al suo partito.

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