Kenya: si intravedono i primi spiragli di dialogo

giovedì 3 gennaio 2008

Dopo l'escalation di violenza in Kenya, il presidente Mwai Kibaki si è detto pronto al dialogo per far cessare le orrende violenze tra fazioni.

Intanto i leader dell'opposizione hanno optato per rinviare la manifestazione contro la rielezione di Kibaki: il corteo sfilerà comunque tra le strade di Nairobi (capitale keniota) l'8 gennaio 2008. Questo perché, come temuto, si sono susseguiti grossi incidenti durante i preparativi della protesta (non autorizzata dalla polizia, che ha allontanato con getti d'acqua e lacrimogeni chiunque tentasse di associarsi ai "ribelli"), incidenti che comunque non hanno causato altri morti. Questa situazione con alta probabilità sarebbe degenerata al clou della manifestazione, quando Raila Odinga si sarebbe dovuto unire alla folla: se la polizia lo avesse anche solo sfiorato ne sarebbe nata una violenta sparatoria che avrebbe a sua volta causato la perdita di molte vite.

Nonostante ciò la situazione non si può certo dire risolta: la tensione nell'aria è evidente e finora si son raggiunti i 350 morti e 100.000 sfollati: per risarcire a questi ultimi lo Stato dovrebbe spendere una somma equivalente a circa 5 milioni di euro.

Intanto migliaia di persone, per ripararsi dalle violenze, si sono chiuse nelle chiese: per questo si teme che i combattenti prendano di mira questi edifici e di conseguenza anche la discreta quantità di cristiani che vi si reca frequentemente. Questo è infatti accaduto proprio ieri nella cattedrale di Eldoret, costruzione alla quale è stato appiccato un tremendo incendio che ha mietuto 50 vittime comprese donne e bambini. I vescovi e sacerdoti del luogo si con rivolti alla Chiesa per chiedere aiuto.

E intanto resta sempre vivo il terrore che la situazioni si trasformi in quella vissuta negli anni '90 in Ruanda, dove si è consumata una vera guerra civile tra etnie differenti, condita da spaventosi e cruenti massacri.

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