Il governo Prodi cerca una soluzione per il Ponte sullo Stretto di Messina
22 maggio 2006
Oggi a Roma è programmato un vertice tra i neo ministri delle Infrastrutture Di Pietro, dei Trasporti Bianchi, dell'Ambiente Pecoraro Scanio, la Società Ponte sullo Stretto e i rappresentanti delle due regioni interessate. Si discuterà dell'intenzione del Governo Prodi di accantonare il progetto di realizzazione del ponte più lungo del mondo. La grande opera, infatti, non è ritenuta prioritaria nel programma dell'Unione e i soldi necessari all'opera saranno dirottati in altre opere di maggior rilievo per il bene comune, tra cui il completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Le conseguenze di tale decisione non sono lievi. A oggi è stato presentato solo il progetto preliminare e firmato il contratto che impegna il General Contractor alla presentazione del progetto operativo entro la fine di quest'anno. Secondo il ministro Bianchi, se il progetto viene ora bloccato dal contraente la penale di rescissione prevede un pagamento di 55 milioni di euro, che aumenterebbero a 60 milioni qualora si arrivasse alla presentazione del progetto. Se la rescissione avvenisse ancora più in là nel tempo, magari a cantieri aperti, la cifra potrebbe aumentare considerevolmente fino ad un massimo di 388 milioni di euro, pari al 10% della cifra appaltata.
Il 27 marzo Impregilo ha firmato il contratto come General Contractor per la progettazione e la realizzazione del Ponte e l'attuale Presidente del Consiglio Romano Prodi aveva espresso la sua preoccupazione: «la corsa alla firma ha provocato in me un'enorme preoccupazione perché farla a 10 giorni dalle elezioni non credo che abbia un significato prettamente economico». «Mi sono sorpreso di questa corsa perché è risaputo che la nostra posizione sia contraria».
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Fonti
- «Di Pietro, Bianchi e la soluzione ponte» – Agenzia Giornalistica Italia, 22 maggio 2006.
- «Ponte Stretto, penale per rinuncia opera ora a 55 mln - Bianchi» – Reuters, 22 maggio 2006.
- «Stretto Messina, Bianchi: su Ponte deciderà consiglio ministri» – Reuters, 18 maggio 2006.