Federconsorzi: una risurrezione tra le polemiche

martedì 6 dicembre 2011

Palazzo Rospigliosi, sede della presidenza Federconsorzi, ora sede della Coldiretti

Il 28 novembre l'assemblea dei soci della Federconsorzi convocata presso il Ministero per le politiche Agricole ha approvato il bilancio un ulteriore passo per tornare alla normalizzazione della gestione della istituzione che a 20 anni fa era delle più rilevanti in Italia.

La stampa aveva annunciato che detta assemblea avrebbe provveduto anche alla nomina del consiglio di amministrazione dopo 20 anni di gestione commissariale, e in tal modo passare alla gestione ordinaria, ma il provvedimento è slittato. E non sono mancate le polemiche. I consorzi agrari che hanno partecipato all'assemblea sono quelli di stretto collegamento con la Coldiretti, mentre le altre organizzazioni degli agricoltori si pongono in un atteggiamento fortemente critico. La posta in gioco è alta: c'è un tesoro costituito dagli 900 milioni di euro di crediti verso lo Stato per la gestione ammassi di 50 anni fa. L'esistenza del debito a carico dello Stato è ormai cosa giudicata da parte della Cassazione. Ma chi è il creditore?

Una foto d'epoca di una assemblea della Coldiretti, che già allora svolgeva un ruolo decisivo in Federconsorzi

Venti anni fa la Federconsorzi, travolta dal crack ricorse all'istituto del concordato preventivo, mediante la cessione di tutti i suoi beni ai creditori (la così detta cessio bonorum). I crediti verso lo stato rimasero in una situazione incerta. La legge del 1999 ha previsto un termine di sei mesi per la rendicontazione, dopo di che stabiliva lo scioglimento della Federconsorzi. I sei mesi sono, come spesso succede in Italia, diventati più di 10 anni. Un emendamento infilato nella legge 1000 proroghe del 2010 ha soppresso l'obbligo dello scioglimento. Il nuovo commissario governativo ha sostenuto che il creditore è la Federconsorzi, ma non come impresa commerciale, ma come agente contabile dello Stato. Secondo le regole della contabilità pubblica i crediti per essere ceduti hanno bisogno dell'assenso dello Stato. Da più parti si è chiesto che lo Stato non dia l'assenso così che il credito rimanga in capo alle organizzazioni degli agricoltori e non delle banche creditrici, che del resto si erano rese acquirenti dei beni lucrando la differenza di prezzo tra il vero valore commerciale e quello di acquisto. Questo schema, però non prende in considerazione i creditori per fornitura di beni e servizi (in vero dopo vent'anni ormai dispersi) e soprattutto i creditori esteri molto più combattivi, come hanno mostrato in una causa alle banche italiane per cifre stratosferiche.

Come si evolverà la questione? La resurrezione della Federconsorzi arriverà a compimento? Arbitro sarà il nuovo ministro delle Politiche Agricole Mario Catania.


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