Creditori Federconsorzi vs. Unicredit: quasi una class action

lunedì 18 gennaio 2010

La nuova legge sulla class action, che ha introdotto anche in Italia un'azione giudiziaria collettiva non trova applicazione sui casi del passato: le grandi vicende degli scorsi anni, dove i danneggiati sono state migliaia di persone (ad esempio: Federconsorzi, Cirio, Parmalat) ne restano escluse.

Ma l'azione giudiziaria intentata da due fondi statunitensi (Kensington e Springfield Associates) nei confronti di Unicredit ha la caratteristica di riaprire i giochi a 19 anni dal crac Federconsorzi con un'azione di risarcimento danni nei confronti di Unicredit, come erede della posizione del Banco di Santo Spirito (poi Banca di Roma) che fu protagonista del piano Capaldo con cui una parte dei creditori si rese acquirente di tutti i beni della più grande organizzazione del settore agricolo. In sostanza l'azione dei due fondi, pur svolgendosi con il rito ordinario intende porsi come apripista per tutti i creditori che si ritengono danneggiati dall'operazione.

È quanto emerge da una guerra di comunicati che continua tra i protagonisti della vicenda anche con il nuovo anno.

Il primo comunicato (11 gennaio) è dell’Unicredit, che non solo ha ribadito che il valore della causa è di soli 78 milioni di euro, e non di 2,2 miliardi di euro annunciati da molti titoli giornalistici, ma ha anche ricordato che una sentenza della Cassazione Penale del 2006 ha dichiarato lecita l’operazione di acquisto dei beni Federconsorzi.

Pronta la replica dei due fondi statunitensi: l'importo di 2,2 miliardi di euro si riferisce al teorico valore della causa se tutti gli interessati fanno un intervento adesivo in questa causa o ne aprono di analoghe. Nel merito poi i legali dei fondi osservano che la sentenza penale, sia pure assolvendo gli imputati con la formula più ampia perché il fatto non sussiste dà una valutazione solo sotto il profilo penalistico e la sentenza non fa stato nei confronti dei creditori. Si tratta di una questione già sollevata nella prima fase del lungo processo penale.

Nel 1996 Il GIP di Perugia aveva appunto respinto la domanda dei creditori di costituirsi parte civile, proprio sul presupposto che la sede dove i singoli creditori avevano la possibilità di sollevare la questione era, appunto quella davanti al giudice civile. Sempre secondo i legali di Kensington e Springfield Associates, poi è la stessa sentenza della Cassazione penale a suggerire alcuni elementi favorevoli alle tesi sostenute dai creditori della Federconsorzi: ad esempio viene confermata la differenza di 2000 miliardi di lire tra il valore di acquisto dei beni e quello della stima ufficiale fatta dai periti del tribunale.

La prossima udienza si terrà il 25 maggio 2010.



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