Ciampi risponde alla provocazione di Berlusconi 2006

24 gennaio 2006

Ciampi risponde alla provocazione di Berlusconi sullo scioglimento delle camere

Elezioni politiche italiane 2006
 
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

Secondo il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l'ipotesi di allungare ulteriormente la legislatura è una vera e propria provocazione, un "ricatto" da parte del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al quale non si può cedere in alcun modo.

Tutto è iniziato il 20 gennaio, quando il Presidente aveva rimandato alle camere la legge sulla riforma dell'appello, perché a «carattere disorganico e asistematico» e palesemente incostituzionale.

 
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Passati 2 giorni, Berlusconi si è recato al Quirinale per chiedere uno slittamento di 2 settimane nel proscioglimento del Parlamento, per poter modificare e riproporre al Capo dello Stato la legge bocciata, ma Ciampi risponde ricordando: «c'era un impegno e io mi attengo a quell'impegno». Un colloquio durato ben 140 minuti, in cui il Presidente ha ribadito che l'accordo raggiunto tra maggioranza e opposizione prevede lo scioglimento delle camere il 29 gennaio e questa data potrà esser spostata solo se si raggiungerà un nuovo accordo. Uscendo, Berlusconi ha commentato a proposito della legge Pecorella: «e allora noi la riapproviamo così com'è. E in tempi brevissimi».

Ieri Berlusconi è tornato alla carica e, durante la registrazione della trasmissione di Paolo Bonolis Il senso della vita, ha avanzato l'ulteriore proposta di spostare le elezioni dalla data del 9 aprile fino a maggio, andando così ad interferire con le elezioni presidenziali ed amministrative.

Non si fa attendere la replica secca ed irritata dal colle che, durante il colloquio col Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini proprio per ripresentare il 30 gennaio la legge respinta, risponde a tono: «A maggio? Vuole votare a maggio? E allora io sciolgo il 29 gennaio. Lo avevamo concordato ed è stato lui a dirlo in pubblico. Non si può continuare in questo modo».

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