Voti contestati: Calderoli al contrattacco

15 aprile 2006

Bandiera italiana
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Dopo che il caso brogli dei giorni scorsi si è sgonfiato (per il quale Romano Prodi ha chiesto a Silvio Berlusconi di porgere le sue scuse agli italiani), il centrodestra torna all'attacco, invocando un cavillo della legge elettorale approvata lo scorso dicembre. Secondo l'ex ministro Roberto Calderoli, padre della contestatissima legge, la Cdl è in vantaggio: non andrebbero conteggiati i 45.000 voti della Lega Alleanza Lombarda nel computo dei voti assegnati alla coalizione dell'Unione.

«Se verrà applicata alla lettera la legge prevedo per la settimana prossima la vittoria della Casa delle Libertà sul centrosinistra per oltre 50mila voti». Il padre della legge elettorale, da lui stesso definita in precedenza una «porcata», sostiene che nell'assegnazione del premio di maggioranza alla Camera è stato commesso un errore.

File:Montecitorio.PNG
Montecitorio, sede della Camera

Gli oltre 45 mila voti ottenuti da Lega Alleanza Lombarda, collegata all'Unione solo nella circoscrizione Lombardia 2, secondo Calderoli, non possono confluire nel calcolo della cifra elettorale nazionale della coalizione. Tale cifra si calcola sommando la cifra elettorale nazionale delle singole liste che a sua volta è ottenuta dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali ottenute da ciascuna lista. «Ma se Lega Alleanza Lombarda è presente in una sola circoscrizione non può sommarsi con nulla e quindi non può essere conteggiata ai fini del premio di maggioranza» conclude Calderoli.

Il coordinamento dell'Ulivo in una nota invita Calderoli «ad imparare a leggere ciò che dice di aver scritto: la lista Lega Alleanza Lombarda è regolarmente apparentata con l'Unione. In nessun punto della legge elettorale che l'ex ministro si vanta di aver scritto è previsto un numero minimo di circoscrizioni in cui presentare le liste».

Il verde Marco Boato fa notare che «la Cassazione ha già deciso» dichiarando «regolarmente collegata e ammessa» la lista in questione. Oliviero Diliberto parla di «un'aria di golpe» invitando «tutti i democratici alla massima vigilanza dal momento che non vogliono accettare il risultato delle elezioni».

Per Daniele Capezzone della Rosa nel Pugno Calderoli vuole «buttare tutto in caciara». Prodi, interpellato sulla questione, affida la risposta ad un gesto della mano come a dire lasciamo perdere.

Nella Cdl, Sandro Bondi (Fi) è «sbalordito». Ignazio La Russa definisce «intelligente e tutt'altro che peregrina» l'osservazione dell'ex ministro delle Riforme. Armando Dionisi, dell'UDC commenta: «Il dibattito che si è acceso in queste ore sul conteggio dei voti di Lega Alleanza Lombarda dimostra quanto fossero giustificati i nostri inviti ad aspettare la conclusione delle necessarie verifiche sui voti. Sarebbe imprudente per chiunque proclamarsi vincitori o ammettere la sconfitta prima che vengano correttamente e legittimamente espletati tutti i controlli di legge...».

Più tardi il presidente della Federazione dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, ha tenuto a sottolineare che sulla questione si è già espressa la Corte di Cassazione, ai sensi dell'Art. 14 bis comma V della legge elettorale con un provvedimento del 16 marzo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 marzo, secondo il quale tutte le liste e i rispettivi collegamenti nelle coalizioni erano regolari, e dunque i voti di Lega Alleanza Lombarda devono essere regolarmente conteggiati nel computo finale dei voti per la Camera. Con Pecoraro Scanio, fa sentire la sua voce un altro membro dei Verdi, Paolo Cento, che sottolinea come sia evidente che la Casa delle Libertà voglia forzare la democrazia e disconoscere un chiaro risultato elettorale che, con o senza cavilli, assegna la vittoria all'Unione. Il verde Cento, inoltre, auspica che il prossimo 25 aprile, giorno della liberazione dal fascismo, una grande manifestazione democratica ribadisca che il risultato elettorale deve essere applicato.

È intervenuto nel dibattito anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, che sottolinea che se il legislatore avesse voluto che avvenisse ciò che Calderoli afferma, avrebbe dovuto dichiararlo esplicitamente, e non interpretare la legge ex-post (cioè a cose già fatte) e annullare i voti espressi. tra l'altro, in caso di irregolarità, la prefettura avrebbe dovuto provvedere prima che gli elettori andassero alle urne.

Fonti