Intervista a Simone Aliprandi
Wikinotizie per i 20 anni di Wikipedia è lieta di presentarvi un'intervista a Simone Aliprandi, avvocato e saggista, docente in Diritto delle tecnologie digitali e della proprietà intellettuale presso Università di Bologna e divulgatore scientifico, che ha accolto il nostro invito a rispondere ad alcune domande, elaborate da Bramfab, sulla sua esperienza con Wikipedia e il suo giudizio su di essa.
Intervista per i 20 anni di Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Era il lontano 2002. Io stavo iniziando a raccogliere materiale per la mia tesi di laurea sul diritto d’autore e le licenze open e Wikipedia aveva visto la luce da poco. Visto che l’obiettivo della mia tesi era capire come il modello di licenza open, nato nel settore software, potesse funzionare anche su gli altri tipi di opere (testuali, musicali, fotografiche), Wikipedia era indubbiamente un progetto super interessante e centrale. Ne ero rimasto affascinato fin da subito anche se non avevo ancora colto quanto potesse diventare un riferimento fondamentale nel giro di pochi anni.
All’inizio, intendo nei primissimi anni, erano poche le voci di Wikipedia con informazioni complete e affidabili. Ma poi divenne uno strumento fondamentale e sempre più aggiornato, specialmente sui temi legati alla tecnologia di cui mi occupo. Spesso è stata un riferimento fondamentale per predisporre slides di lezioni introduttive e brevi testi divulgativi per la mia attività parallela di autore e divulgatore. Anche durante lezioni e conferenze, capita che emerga un argomento non previsto che genera curiosità, e spesso aprire e commentare la relativa voce di Wikipedia è un modo semplice e veloce per rispondere.
Ho fatto qualche intervento molti anni fa sui temi di mia competenza (proprietà intellettuale e cultura open) ma poi mi sono limitato a piccole correzioni e limature. A volte però ho seguito le discussioni su alcune pagine e devo ammettere che le ho trovate un po’ surreali. Contributori con comprovate conoscenze e competenze su materie molto tecniche sono stati trattati come semplici neofiti solo perché non avevano una “anzianità” come contributori e i loro interventi sono stati rifiutati o limitati. Devo ammettere che questo aspetto mi ha un po’ allontanato.
Come dicevo, è stata uno strumento fondamentale e quindi ha avuto un forte impatto. Nella mia attività di studio e ricerca a volte serve qualcosa che ti fornisca una definizione di base e qualche spunto di approfondimento. Nell’attività di divulgazione e creazioni di contenuti per il web e per i social è utilissimo poter rimandare a una voce di Wikipedia in tutti quei casi in cui il lettore non conosce un termine tecnico o un concetto di fondo che non hai tempo di illustrare nel dettaglio. Inoltre, alcune voci citano come fonti bibliografiche alcuni miei libri e questo permette a tali mie opere di essere ancora lette e commentate, nonostante siano uscite qualche anno fa.
Il modello è stato indubbiamente rivoluzionario e vincente. Solo 15 anni fa chi avrebbe pensato di poter avere un riferimento così completo e così dettagliato per informarsi e conoscere qualsivoglia argomento. Il tutto partito dal basso, con contributi volontari e in un’ottica totalmente no-profit. Ora però a mio avviso il modello richiede una riflessione e un ripensamento. Seguendo alcune discussioni relative a voci di Wikipedia un po’ controverse ho notato dinamiche non sempre trasparenti e alcuni comportamenti non sempre equilibrati da parte degli amministratori. Il problema è che, anche se non c’è una gerarchia editoriale in senso classico, in alcuni casi gli amministratori esercitano un potere su ciò che può essere pubblicato e non pubblicato di fatto come se fossero dei “direttori di testata” o dei “curatori” di opera collettiva. Ed esercitano questo potere non tanto per meriti e competenze, ma più che altro per “anzianità di servizio”. Tuttavia, il fatto che un utente abbia scritto molte voci e abbia contribuito molto allo sviluppo del progetto ci dice solo che quell’utente ha molto tempo e molte energie da dedicare, non necessariamente che sia la persona più adatta ad assumere un ruolo di amministrazione e coordinamento. Capisco che purtroppo non ci siano molte alternative per evitare che un progetto così ampio e complesso venga vandalizzato, e che dunque questo possa essere considerato il male minore; ma forse una riflessione seria andrebbe fatta.
No, non ho una voce biografica su Wikipedia anche se anni fa qualcuno provò a crearla. Ricordo che si aprì una sorta di votazione per decidere se io fossi un personaggio con “dignità enciclopedica” o meno. Pochi giorni dopo la voce venne rimossa. La cosa bizzarra è che quelle poche voci che mi menzionano come fonte indicano il mio nome in “rosso”, come a indicare la necessità che qualcuno crei una voce biografica su di me. Se però si prova a crearla, compare un rimando alla votazione avvenuta negli scorsi anni e quindi scoraggia la scrittura della voce. Queste dinamiche di Wikipedia spesso non sono molto sensate.
Sono stato uno dei primissimi autori in Italia a utilizzare una licenza libera per le proprie opere e io stesso utilizzo in larga parte la licenza CC BY-SA che utilizza Wikipedia. Anzi, a suo tempo, per le mie prime pubblicazioni appena successive alla laurea, utilizzai la licenza GNU FDL che appunto era quella applicata a Wikipedia prima del passaggio alla Creative Commons. Ad ogni modo, non posso che approvare questa scelta e confermare che la BY-SA è l’opzione indubbiamente più sensata per un progetto come Wikipedia, poiché in generale porta un alto livello di libertà, consente la realizzazione di opere derivate ma contestualmente obbliga a restituire alla comunità tali opere sotto la stessa licenza.
Credo che in parte si stia già verificando. Ciò nonostante credo che sia comunque necessario mantenere un sistema di archiviazione delle opere intellettuali e dei documenti che permetta di cristallizzarli in un determinato momento e renderli verificabili anche in futuro. In quel senso, la carta ci ha garantito per secoli la conservazione e la trasmissione delle informazioni, mentre il digitale, se non gestito correttamente, ci espone a un alto rischio nel senso opposto.
Sì certo, li conosco tutti e li seguo in modo abbastanza costante fin dalla loro fondazione. Ho partecipato spesso a eventi, dibattiti e progetti organizzati da Wikimedia Italia. E molti miei libri e articoli sono archiviati proprio su Wikimedia Commons. Sono tutti progetti preziosi che vanno assolutamente promossi e sostenuti.