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Matteo Renzi : L'Italia non si slega in un giorno

Operazione “trasparenza”. La riforma della Pubblica Amministrazione tema caldo: tra rivoluzione e semplificazione, tutti i sentiment più vicino ai cittadini

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Ha riscosso enorme successo la consultazione pubblica avviata dal governo sulle riforme da attuare. Il 30 maggio scorso sono giunte all’e-mail del governo, 39.343 osservazioni e proposte in commento dei 44 punti della riforma della pubblica amministrazione pubblicati lo scorso 30 aprile, con una lettera aperta ai dipendenti pubblici e ai cittadini. Un successo numerico che segnala l'interesse per il modo innovativo di partecipazione alla decisione politica e che ha posto il tema di come analizzare una mole imponente di documenti – è scritto sul sito del governo Era l’inizio di maggio quando il premier Renzi dichiarava: "85 mila esuberi tra i dipendenti della pubblica amministrazione? Non c'è un tema di esuberi ma di mettere i lavoratori pubblici nelle condizioni di lavorare!" E poi proseguiva : "Il tema delle ottomila municipalizzate ci rimane sul collo e va affronto, bisogna eliminare costosi doppioni e gli Enti inutili", confermando anche che le riforme PA si sarebbero fatte prevedendo risparmi corposi a partire dalla riduzione del 50% dei permessi sindacali fino al "tetto di 240 mila euro per i dirigenti". “Non è facile slegare questo paese da lacci inutili e anacronistici - scrisse il Premier in una lettera al quotidiano Europa - soprattutto non è possibile farlo in un giorno o in un mese, non si realizza un'opera modernizzatrice dall'alto, occorre la collaborazione di tutti. Non possiamo ripetere i copioni del passato, della vecchia politica”.

Se guardiamo alle spese per far funzionare la macchina amministrativa, in media, la PA ci costa 15 miliardi l’anno. Una cifra considerevole, tenuto conto che Stato, Regioni, Comuni e Province non sempre funzionano così bene. Quindi qual è la percezione che il cittadino ha delle “falle” della PA che andrebbero riformate. Dalla consultazione pubblica sono emersi 10 punti principali :

  1. 1) Le più numerose a lamentarsi sono state le imprese. Per loro ci vorrebbe l’eliminazione dell’iscrizione alla Camera di Commercio che fa un po’ il paio con l’eliminazione degli Ordini professionali di cui tanto si parla da un po’.
  2. 2) A seguire viene il sistema pensionistico. Per molti ci vorrebbe l’abrogazione dell'istituto del trattenimento in servizio, liberando, così oltre 10.000 posti in più per giovani nella PA., a costo zero
  3. 3) La terza falla percepita dal cittadino-utente-dipendente è l’istituto della mobilità, sia essa volontaria o obbligatoria, che fa lievitare i costi degli spostamenti, del tempo da impiegare per raggiungere il posto di lavoro, del trattamento economico, e del relativo traffico per il trasporto e dell’utilizzo di sedi extra in modo rilevante. Ma questi sono solo alcuni degli aspetti negativi legati alla mobilità mal percepita dai più.
  4. 4) Il punto più importante, legato all’amministrazione in sé, è la cattiva valutazione delle performance, delle competenze e delle abilità, sul posto di lavoro. Insomma la PA è sempre percepita come il luogo della “non meritocrazia”
  5. 5) Il 5° punto rilevante è la riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego. Che seconda un po’ la tendenza a combattere l’assenteismo
  6. 6) Mentre la possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico, oltre un certo termine di tempo, si colloca al 6° posto e al
  7. 7) 7° posto l’introduzione del ruolo unico della dirigenza.
  8. 8) Singolare che l’ agevolazione del part-time arriva solo come 8° punto rilevante così come
  9. 9) al 9° posto la riorganizzazione della presenza dello stato sul territorio
  10. 10) Ed infine al 10° posto la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, asili nido nelle amministrazioni


PERCEZIONE DELLA TRASPARENZA E VALUTAZIONE DI VALORE

Insomma il cittadino avverte come più importante riformare la pubblica amministrazione verso la trasparenza interna che la possibilità di riorganizzare meglio la propria vita lavorativa e familiare. L’accordo sulle riforme proposte ha visto un rapporto di 4 a 1 (4 favorevoli contro 1 contrario) e l’accordo maggiore si è registrato sugli Open Data, percepiti come uno strumento importantissimo di buon governo, trasparenza, semplificazione e buon uso della digitalizzazione. Il dato più importante fornito dalla partecipazione on line alle riforme è stato quello che ha fornito una statistica, seppur sommaria, della propensione alla partecipazione. La provenienza geografica delle mail evidenzia una risposta più forte dal Nord, con il 50,7% dei messaggi, seguito dal Centro con 27% e dal Sud e le Isole con il 22,3%; il genere dei mittenti si ripartisce tra il 63,5% di uomini e il 36,5% di donne, percentuale quest'ultima che sale quando si parla di persone, agevolazione del part-time e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Significativo è stato anche il fatto che accanto alla partecipazione sui punti proposti, sempre dal sito del governo, si legge che all’account e-mail fornito, sono arrivate anche diverse "petizioni", in molti casi non legate ai punti della proposta; quelle numericamente più consistenti sono state : 9.765 email "Renzi rinnova il mio contratto"; 3.326 email "Sblocco contratti"; 1.038 email "Software libero e gratuito nella PA"; 1.489 email "Segretari comunali" di proposte per la modifica della figura del Segretario comunale.


QUALCHE LINK UTILE : - I 44 PUNTI DELLA RIFORMA DI RENZI (cliccare al link)

- Il sito del governo con il report completo della consultazione pubblica sulle priorità di riforma per la Pubblica Amministrazione.(cliccare al link)


ORA LA VALUTAZIONE PUBBLICA DEL PATRIMONIO INFORMATICO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (cliccare al link)

Da pochi giorni il governo ha avviato un’altra consultazione pubblica, questa volta riguarda la valutazione delle linee guida per la valutazione del patrimonio informativo della PA.

La consultazione pubblica è aperta fino al 20 giugno 2014. Al termine, AgID (l’Agenzia per l’Italia digitale) raccoglierà le proposte di modifica e i commenti pervenuti e, insieme al gruppo di lavoro che ha redatto le linee guida, valuterà quali proposte recepire per la stesura della versione definitiva per l'anno 2014. Si legge sul sito.
Quale PA per quale digitalizzazione, per capirlo tutti insieme basta inviare osservazioni all’indirizzo di posta spcdata@agid.gov.it. entro il 20 giugno prossimo.

I dati 2013, sui rilievi 2012, parlano chiaro, facendo un’analisi empirica e di nicchia, basta dare uno sguardo alla propensione all’utilizzo dei siti web sviluppata dall’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano. A fronte di una frequentazione dei siti territoriali della Posta da parte del 50% dell’utenza per pagamenti, con un utilizzo del 41% c.a. per certificati, attraverso i canali tradizionali, i siti web dedicati, invece, vedono una propensione all’utilizzo dell’11.5% per pagamenti e del 12% c.a. per certificati. Così come i siti web della totalità della Pubblica Amministrazione sono solo il 20% per pagamenti ed il 19% per certificati. Pochi dati per capire che il web è ancora molto lontano dal risolvere concretamente i nostri problemi, eppure, allo stato sembra essere la sola soluzione possibile.
La tecnologia è il nodo, dunque, e la tecnologia sarà la risposta al nodo, come applicazione per eliminare il cultural divide. Come? Innanzitutto cominciando dalla scuola, che dovrebbe essere il luogo deputato per eccellenza a colmare i divari della conoscenza e della fruibilità e sostenibilità del nostro mondo. Crescita economica e reti d’imprese necessariamente coinvolgono la scuola, come la pubblica amministrazione, strettamente interconnesse con la crescita di un paese. Recentemente l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), e numerosi studi scientifici, hanno riconosciuto che gli investimenti in banda larga hanno effetti considerevoli sulla crescita del reddito nazionale delle società avanzate, sia direttamente per l'attività di progettazione e impianto delle reti, che indirettamente, in virtù dell'aumento complessivo di produttività, del livello di innovazione e di base occupazionale, delle attività economiche che utilizzano e beneficiano delle reti di nuova generazione per i loro processi produttivi.
E aumentare il Pil di alcuni punti percentuali rientra certamente tra le strategie prioritarie dell’Italia. Utile qui ricordare che mentre in Europa la percentuale di famiglie che ha accesso a internet è del 73,2%, in Italia si ferma al 61,6%; la popolazione che usa regolarmente internet è pari al 67,5% in Europa e al 50,7% in Italia. Ha detto recentemente Roberto Azzano, practice leader di NetConsulting (azienda di consulenza e di analisi sul mercato dell’Informatica, delle Telecomunicazioni e dei Media) “In Italia - nell’ultimo periodo - una serie di interventi legislativi e innovativi hanno prodotto effetti positivi per le tecnologie dell’innovazione: sono ad esempio la lotta al contante, le liberalizzazioni, la certificazione di sostenibilità energetica. Queste però vanno poi declinate in una realtà dove – seguendo l’esempio fatto dal rappresentante di NetConsulting – è vero che bisogna mettere i pannelli solari sui tetti delle scuole, ma è altrettanto vero che il 25% delle scuole ha bisogno di interventi di manutenzione straordinaria e urgente, altrimenti i pannelli rischiano di venire giù”.
Quindi l’innovazione, soprattutto tecnologica va declinata con l’economia reale, solo così potrà diventare la “terza via” dello sviluppo economico nel nostro paese e ..nonostante il DataGate Tecnologia come applicazione per eliminare il cultural divide nella scuola. Le strategie per l’ottenimento di questo altissimo scopo etico (art. 9 della Costituzione ma anche 3, 2, 21, 30 comma1, 33, e soprattutto 34) sono:

- un ripensamento in termini ingegneristici dei programmi e delle scansioni orarie dei lavori in aula,
- capacità di fornire la strumentazione necessaria all’apprendimento dei nuovi linguaggi multimediali,
- progettazione di obiettivi settoriali di utilizzo delle tecnologie multimediali istituendo appositi gruppi di lavoro didattici formati da insegnanti idonei.
Perché alle soglie del terzo millennio è impensabile che la scuola italiana possa ancora vivere di ritardi, arretratezze, difficoltà, umiliazioni e mancanza di fondi. Nella scuola vive il futuro, abbiamo l’obbligo morale di insegnare a quel futuro cos’è la consapevolezza fornendogli la “cassetta degli attrezzi” utile a sopravvivere nel bosco dell’indeterminatezza e dell’incerto. Senza infingimenti, senza codardie o falsità, si parla in termini di innovazione presente e attese future. Concretezza e passione, realismo e capacità di sognare, anche in grande, questo è il significato del progresso tecnologico che nella scuola necessariamente si traduce in opportunità equidistante ed eque opportunità, il mondo del possibile, il limbo dell’adolescenza, il mondo migliore di domani.
Banda larga e ultra larga, smart cities, open data, cloud computing ma anche wifi di copertura per tutto il territorio italiano, sono forse solo alcuni esempi di sicurezza, sviluppo e modernizzazione. A livello globale la “internet economy” supera i 10.000 miliardi di dollari è impensabile che in Italia solo la metà dei cittadini usa internet. E comunque questa metà va istruita sulle potenzialità della connessione di rete e sue eventuali ricadute economiche e culturali, nonché sugli eventuali – sempre presenti – pericoli che possono nascondersi in alcune nicchie di contatti. La scuola oggi necessita sempre più di insegnati adeguati a nuovi compiti e ruoli, consapevoli delle nuove “missions” e delle nuove difficoltà, della nuova delicatissima fase di passaggio, in un ambiente già tanto in crisi per ritardi economico-sociali.

Siamo ad una conversione elettronica delle attività fin ora intraprese. Il XIX secolo è stato caratterizzato dalle macchine a vapore, il XX secolo dall’elettricità. Il XXI secolo è il secolo digitale. Bisogna saper guidare questo processo. Quindi il problema è di costi ma anche di alfabetizzazione. L’uno non può prescindere dall’altro. Direttiva 97/33/CE, 30 giugno 1997, articolo 2,comma 1, punto g, sull’universalità del diritto all’accesso recepita dall’attuale decreto legislativo 1° agosto 2003 n. 259 – Codice delle Comunicazioni elettroniche

--BiaCle (talk) 23:23, 7 giu 2014 (CEST)