Tragedia ATR: dieci anni al pilota e al copilota che pregarono durante l'avaria

mercoledì 25 marzo 2009

Un ATR 72 della Tuninter simile a quello dell'incidente. (Fonte: Roberto Benetti)

Il pilota e il copilota del volo Tuninter 1153 sono stati condannati ognuno a dieci anni di carcere per l'ammaraggio di fortuna dell'aereo che causò la morte di sedici persone. I due non avrebbero adottato le manovre di sicurezza appropriate quando i motori andarono in avaria, mettendosi invece a pregare. Il velivolo partito da Bari (Italia) e diretto a Gerba, si schiantò nelle acque italiane il 6 agosto 2005.

L'incidente era avvenuto poiché sull'aereo, un ATR 72, era stato montato un indicatore del livello di carburante tarato su un altro tipo di velivolo, l'ATR 42. L'erronea lettura dell'indicatore, che segnalava la presenza di carburante quando questo era terminato, aveva causato lo spegnimento dei motori.

Il capitano Shafik Al Gharbi e il copilota Ali Kebaier Lassoued si sarebbero fatti prendere dal panico e si sarebbero messi a pregare ad alta voce invece di seguire le procedure di emergenza per portare l'aereo su una pista di atterraggio. Dopo aver planato per sedici minuti, l'aereo si è schiantato in mare a 23 miglia nautiche a nordovest di Palermo, dopo che i piloti avevano tentato un ammaraggio.

Il tribunale di Palermo ha anche condannato cinque fra dirigenti e impiegati della Tuninter a pene fra otto e nove anni di carcere. Nessuno dei sette imputati era presente in aula alla lettura della sentenza.


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Questo articolo, o parte di esso, deriva da una traduzione di Pilots in 16-death crash jailed for praying instead of flying, pubblicato su Wikinews in inglese.