Temù: guerra tra i musei della Grande Guerra
giovedì 11 settembre 2008
È polemica nell'abitato di Temù, in alta Val Camonica, tra i due musei locali della Grande Guerra a seguito dell'annuncio fatto dai vertici dell’associazione che gestisce il Museo della Guerra Bianca in Adamello, fondato nel 1974 da Sperandio Zani, che ha minacciato il trasferimento delle collezioni in un’altra provincia del nord Italia.
Il problema è sorto a causa della nasciata del nuovo museo della guerra bianca in Adamello, creato tra il municipio e la parrocchia, al fine di sostituire la vecchia esposizione in mano ai privati.
Giustifica il vicesindaco Giuseppe Pasina, in procinto di assumere la guida del neonato Museo civico: «Non volevamo modificare il loro statuto chiedevamo solo che il consiglio di amministrazione fosse aperto a tutti i soggetti che hanno dato vita a questa realtà: Ana, Comunità montana, parchi dell’Adamello e dello Stelvio, Comune, Provincia e Regione. Ci hanno risposto picche, perché secondo loro saremmo andati a ledere la loro trentennale autonomia. E ora minacciano di trasferirsi».
Alle minacce dell'associazione di trasferirsi in altra provincia, il comune di Temù ha risposto con un’ordinanza che impone di consegnare, al massimo tra 20 giorni, un inventario completo dell'oggettistica, delle armi, delle foto e quant'altro conservato « ... onde stabilirne origine, provenienza, tipologia ed eventuale titolarità». A tutto ciò si aggiunge la puntualizzazione del sindaco Corrado Tomasi, che diffida dall'effettuare qualsiasi movimentazione di materiale, in quanto «il trasporto può arrecare grave nocumento alla pubblica incolumità, anche a livello di percezione del pericolo da parte della cittadinanza, circostanza che può offendere anche i profili di ordine pubblico».
Alla domanda del perché due musei della Guerra bianca a Temù risponde ancora Giuseppe Pasina: «Trent’anni fa la nostra gente e moltissime altre persone hanno affidato all’allora costituenda realtà museale quanto avevano in soffitta, confidando che sarebbe rimasto di proprietà pubblica e non, come purtroppo è accaduto, passato di fatto in mani private. Quando è uscita la notizia del paventato trasloco, molti cittadini hanno scritto in Comune chiedendo che i loro oggetti restino a Temù. Se entro la data stabilita l’associazione non ottempererà a quanto stabilito nell’ordinanza faremo intervenire le forze dell’ordine e un nostro funzionario provvederà a stilare l’inventario dei reperti»
Fonti
modifica- L. Feb. «Musei di guerra ai «ferri corti»» – Bresciaoggi, 11 settembre 2008.
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