Firmata a Dublino la convenzione internazionale contro le bombe a grappolo

31 maggio 2008

Una bomba a grappolo. È stata aperta su un lato per far vedere le centinaia di "bombette" che si sparpagliano nell'esplosione.

111 nazioni hanno firmato a Dublino la convenzione internazionale per la messa al bando delle bombe a grappolo, i micidiali ordigni che contengono al loro interno centinaia di bombe più piccole che si sparpagliano sul territorio creando molti più danni a cose e persone. Assenti erano però i principali produttori ed utilizzatori di bombe a grappolo al mondo, ovvero Stati Uniti d'America, Russia, Cina, Israele, India e Pakistan. Tom Casey, portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, ha spiegato che «i nostri comandanti militari sono convinti che questo tipo di arma sia assolutamente critico ed essenziale alle nostre truppe per portare a termine le missioni a loro affidate in modo sicuro e appropriato». Non si sono invece astenuti la Gran Bretagna, alleato storico di Washington, ed il Giappone, che hanno stupito tutti in quanto avevano in precedenza più volte detto di essere contrari al bando di quelle armi.

Le bombe a grappolo (cluster bomb in inglese) sono comuni bombe che esplodendo lanciano tutto attorno centinaia di bombe più piccole con lo scopo di fare più danno. Tuttavia accade molto spesso che alcune di queste "bombette" non esplodano e rimangano in terra, talvolta nascoste dalla vegetazione, diventando vere e proprie mine antiuomo che possono uccidere o mutilare anche in seguito, a conflitto finito, chi le calpesta senza vederle o le maneggia senza conoscerne la pericolosità. Questo tipo di arma è stato usato in passato in Cambogia, Kosovo, Afghanistan e Libano.

Il trattato, che verrà ufficialmente firmato a Oslo in dicembre, impegnerà i firmatari a cessare definitivamente l'uso, la produzione, la vendita e l'immagazzinaggio di quegli ordigni entro otto anni. Il patto impegna anche a provvedere all'assistenza delle vittime e alla bonifica delle aree interessate. «Da ora in poi chi usa questi ordigni avrà su di sé lo stigma della comunità internazionale, e anche solo questo è un risultato», ha detto Stephen Goose di Human Rights Watch, una delle centinaia di organizzazioni che hanno creato la Coalizione per le munizioni a grappolo, che ha sostenuto fino in fondo questa campagna.

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