Sciopero generale contro la finanziaria 2005

25 novembre 2005

Grande adesione allo sciopero generale contro la finanziaria modifica

È iniziato alle 9 di stamattina lo sciopero generale indetto dai sindacati CGIL, CISL e UIL per protestare contro la finanziaria 2006 presentata dal governo. I dati sull'adesione forniti dai sindacati indicano mezzo milione di persone in piazza e un'astensione dal lavoro tra l'80% e il 90%, anche se questure e imprese segnalano cifre inferiori.

Il segretario nazionale della UIL, Luigi Angeletti, afferma «che per fare ripartire il Paese occorre sì aumentare la competitività e fare investimenti in infrastrutture e ricerca ma occorre anche fare in modo che la gran parte delle persone pensionati e lavoratori dipendenti non continuino a impoverirsi». «Se si continua a perdere potere d’acquisto la domanda interna continuerà ad essere fiacca e a diminuire e la produzione scenderà. Questo è il circolo vizioso dentro il quale siamo caduti e questa Finanziaria non fa nulla» in questa direzione.

Guglielmo Epifani, segretario della CGIL, la definisce dannosa affermando che «colpisce il paese in un momento difficile». Il segretario della CISL, Savino Pezzotta, ha accusato il governo di non essersi voluto confrontare ritenendo che nella finanziaria «non c'è nulla per il Mezzogiorno, nulla sulla fiscalità di vantaggio, né sulla innovazione industriale. Nulla a vantaggio dell'autosufficienza né sull'applicabilità dei contratti del pubblico impiego. Non c'è stata l'armonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie per adeguarla all'Europa. È una finanziaria che non risponde al problema del caro tariffe e sul TFR si rimanda a domani ciò che si poteva fare oggi».

Il ministro del lavoro, Roberto Maroni, ribatte affermando che «le consultazioni con i sindacati ci sono ogni giorno, ma se qualcuno vuole decidere al nostro posto questo non è possibile. Mi piacerebbe che Pezzotta ammettesse che in questa Finanziaria c'è almeno una cosa che i sindacati chiedevano da 10 anni: la riduzione dal primo gennaio di un punto del costo del lavoro che vale 2 miliardi».

Ai cortei hanno partecipato in 100 mila a Milano, 80 mila a Roma, 50 mila a Torino, 25 mila a Firenze, 30 mila a Napoli e Palermo, 100 mila in Emilia Romagna, 70 mila in Veneto. I maggiori disagi sono stati nei trasporti: aerei, treni, bus e metro fermi per 4 ore, mentre a Napoli e Bari solo per 2. Nel settore bancario, sanità, poste e pubblico impiego l'astensione è stata per l'intera giornata, nelle scuole per solo 1 ora, mentre per gli altri settori 4 ore.

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