Proteste dei giornalisti contro il decreto sulle intercettazioni

lunedì 16 giugno 2008

Numerosi giornalisti hanno risposto all'articolo di Marco Travaglio uscito ieri su l'Unità, che ha paventato l'avvento di un regime che porti ad imbavagliare la libertà di stampa oltre che d'indagine da parte dei giudici.

Travaglio ha ricordato in apertura dell'articolo le parole di Giovanni Sartori: «Con Berlusconi il nostro resta un assetto costituzionale in ordine, la Carta della Prima Repubblica non è stata abolita. Perché non c’è più bisogno di rifarla: la si può svuotare dall’interno».

Poi ha elencato i danni che per la libertà d'espressione e di cronaca farà quello che chiama il 'ddl Berlusconi-Niccolò Ghedini-Angelino Alfano sulle intercettazioni', come l'arresto da 1 a 3 anni, non in alternativa ma in unione ad un'ammenda fino a 1.032 euro per articolo pubblicato. Inoltre i giornalisti, una volta che vengono messi sotto accusa, sono sospesi per tre mesi dalla professione tramite avviso della Procura all'Ordine dei giornalisti, indipendentemente dagli esiti del procedimento penale. Insomma, dice Travaglio che 'chi scrive 4 articoli non lavora per un anno'. Inoltre la società editoriale rischia ammende fino a 400.000 euro e questo 'disincentiva' la pubblicazione di materiale, che secondo Travaglio potrebbe essere autorizzato solo per danneggiare i concorrenti oppure mantenuto come ricatto verso i protagonisti. In ogni caso Travaglio ha annunciato che farà disobbedienza civile, pubblicando tutto il materiale che ha e se finirà in prigione si appellerà alla Consulta e alla Corte Europea. Augurandosi che non resterà un caso isolato tra gli altri giornalisti e cronisti italiani.

Nello stesso giorno sono arrivate dichiarazioni importanti da parte di Articolo 21 e dalla Federazione Giornalisti Europea. Quest'ultima, riunita a Berlino, ha votato all'unanimità un documento di condanna verso la stretta sulle intercettazioni voluta dal governo italiano. Nel testo compare l'affermazione: «L'assemblea annuale della Federazione europea dei giornalisti condanna il progetto di legge del governo italiano che, con la scusa della privacy, vuole stabile sanzioni penali ... Questa è un'iniziativa - prosegue il documento - che mette il bavaglio ai giornalisti e impedisce ai cittadini di essere informati su temi d'interesse pubblico compresi nelle inchieste giudiziaria». Denuncia inoltre che questo modo di procedere 'è contrario ai principi universali dei diritti dei media'.

L'Articolo 21, tramite l'avv. Domenico D'Amati parla invece di 'Guantanamo' italiana: «Non è difficile prevedere che se il disegno di legge sulle intercettazioni sarà approvato dalle Camere e se la legge approvata sarà promulgata dal Presidente della Repubblica, Berlusconi avrà il suo caso Guantanamo davanti alla Corte Costituzionale» parlando dell'obbligatorietà dell'azione penale per i magistrati perché: «un'altra ragione che potrà portare la legge sulle intercettazioni davanti alla Corte Costituzionale è che essa si presenta come attentato all'autonomia della magistratura. Per l'art. 112 della Costituzione, il Pubblico Ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale. Questa norma sarebbe svuotata del suo contenuto, se il Pubblico Ministero fosse privato della possibilità di ricorrere, in caso di necessità, allo strumento delle intercettazioni».

Giuseppe Giulietti invece afferma che: «La proposta presentata, dal ministro Alfano in materia di intercettazioni, per quanto riguarda il diritto di cronaca è letteralmente irricevibile»

Numerosi giornalisti hanno esposto la loro opinione al riguardo: Peter Gomez, Gianni Barbaceto, Enrico Fierro, Oliviero Beha. Gomez parla di 'disobbedienza civile', come già ha fatto Travaglio, come unica risposta possibile alla situazione che si verrebbe a creare con il ddl; Barbaceto, di Annozero, parla di legge-bavaglio ed obiezione di coscienza; Beha parla invece di 'golpe bianco' a cui opporsi. Furio Colombo si chiede anche quale sia la ragione della blanda risposta del Pd alle azioni del governo Berlusconi, che in buona sostanza sono a suo avviso urgenti e irrinunciabili. Ha poi ricordato altre parole di Sartori: «La Carta della prima Repubblica non è stata abolita perché non c´è più bisogno di rifarla. La si può svuotare dall´interno. Basta paralizzare la magistratura. Alla fine il potere politico comanda da solo», la pesante accusa di Stefano Rodotà: «Siamo di fronte a un fenomeno che l´Italia ha conosciuto in altri decenni: le leggi speciali». Alla sua constatazione sull'inattività del Pd: Speriamo che il Partito Democratico si renda conto che questa è la sua battaglia, pena la caduta in un vuoto senza storia, fanno compagnia le parole di Eugenio Scalfari: «Attenti al risveglio. Può essere durissimo. Può essere il risveglio di un Paese senza democrazia».