Prima giornata NBA 2018-2019
Mercoledì 17 ottobre 2018
L’attesissimo inizio della nuova stagione della lega di pallacanestro più famosa del mondo, la NBA, ha avuto luogo questa notte. Dopo quasi tre settimane di preaseason, il campionato ha preso il via con due gare già spettacolari: alle ore 2:00 italiane i Boston Celtic e i Philadelphia 76ers si sono affrontati al TD Garden, anticipando quella che potrebbe essere la finale di conference di quest’anno, mentre alle 4:30 gli Oklahoma City Thunder si sono avventurati nella Oracle Arena, campo di casa dei campioni in carica, i Golden State Warriors.
La prima partita vede affrontarsi i Celtics, reduci da un anno impressionante, che li ha visti raggiungere le finali di Conference senza due delle sue All-Star in Irving ed Hayward (finale in cui è stato necessario un disumano Lebron James per batterli in sette partite), e i Sixers, che dopo anni stanno finalmente raccogliendo i frutti di quel “Trust the Process” che li ha visti finire volontariamente in fondo alla classifica per potersi aggiudicare talenti come quello di Embiid e Simmons e circondarli di importanti giocatori come Saric e Fultz. La tensione per l’inizio della stagione è palpabile, e la partita inizia con moltissimi errori da entrambe le parti: sono le difese ed i contropiedi a dominare, ma le percentuali al tiro sono bassissime (il primo quarto si chiude con il 32% per i Celtics e il 39% per i 76ers). I Celtics riescono poi lentamente a costruirsi un vantaggio attraverso un buon schema di gioco, una difesa feroce che riesce a tenere lontano dalla vernice Embiid e Simmons, e una profondità di panchina che permette all’attacco di alternare diversi scorer, in primis Tatum (23 punti con il 57% dal campo) e Morris (16 punti e 10 rimbalzi). Philadelphia si trova invece in difficoltà: non tanto in difesa, dove Embiid riesce ad essere molto temibile vicino al ferro, quanto in attacco, dove non si riesce ad individuare uno schema e ci si affida piuttosto all’inventiva di un fantasista come Simmons, agli isolamenti di Embid e ai tiri dalla lunga distanza di Reddick. Nel secondo tempo, la distanza guadagnata dai Celtics si allunga notevolmente, fino a toccare i +15 nel quarto quarto, aiutati dalle continue palle perse di Philadelphia (che saranno ben 16 alla fine della partita). Il match inaugurale si chiude perciò senza che i 76ers abbiano possibilità di recuperare alcunché, perdendo 105 a 87; questo non impedisce agli ultimi minuti di essere comunque molto intensi.
La seconda partita ha invece un temperamento diverso: i Golden State Warriors, campioni NBA per tre volte in quattro anni, affrontano gli Oklaaoma city Thunder. Questi ultimi sono però privi della loro star, Russell Westbrook (che sta recuperando da un’operazione al ginocchio); questo non impedisce però alla partita di accendersi immediatamente, con Durant che, dopo una stoppata, si ferma a guardare con aria di sfida proprio l’ex compagno di squadra, nonostante quest’ultimo sia seduto in panchina.
La partita inizia con gli usuali momenti di confusione delle due squadre ma, a differenza della precedente, si stabilizza molto velocemente: al primo tentativo Steph Curry, da molti considerato il miglior tiratore della lega, segna la prima tripla della partita e subito dopo Klay Thompson (l’altro membro dei cosiddetti “Splash Brothers”) ne infila una seconda. Il primo tempo è perciò dominato dalla squadra ospitante, che schiera in campo con un minutaggio intelligente un’alternanza di All-Stars, fidati giocatori di ruolo e anche reclute ai primi anni nella Lega. Le percentuali non mentono, e se alla fine del secondo quarto gli Warriors sono avanti di dieci punti, lo si deve alla loro straordinaria efficienza in attacco, più che ad una cattiva difesa dei Thunder, che fanno il possibile per contenere ogni penetrazione ma nulla possono contro l’ottima spaziatura e i conseguenti ottimi tiri presi da Golden State. Il terzo quarto vede però un recupero sontuoso di Oklahoma che, guidati da un Paul George con la mano caldissima e uno Schroder molto attivo, ottengono il primo vantaggio della partita con un mini-parziale di 19 a 9. Da lì in poi, c’è un continuo cambio di vantaggi fino a metà del quarto quarto, quando Golden State consolida e mantiene il vantaggio; stranamente però, quest’ultima fase non è dominata dallo small ball per cui la squadra della Baia è famosa, ma dai giovani e atletici lunghi (Looney e Jones), che difendono in maniera eccelsa e fruttano anche parecchi punti molto efficienti in attacco. La partita si chiude solo al penultimo possesso, quando Durant segna un floater di enorme difficoltà e successivamente Schroder sbaglia la tripla che avrebbe potuto tenere a galla i Thunder. La partita si chiude sul 108-100 per i campioni in carica.
Fonti
modificaSofaScore = |https://www.sofascore.com/it/torneo/basket/usa/nba/132
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