Prima edizione del "Premio italiano zerbino della lingua inglese"

giovedì 21 maggio 2009 Un tempo, in un'era in cui lo Stato italiano vedeva ancora vivaci i piccoli paesi e ancor vive le innumerevoli cadenze dialettali, ancor quanto un diffuso analfabetismo, la lingua italiana era percepita come autosufficiente, l'unica degna d'essere insegnata.

Un tempo ormai passato: nell'epoca di oggi, con i paesini sempre meno vitali e il mito della grande e anonima città, le cose si sono quasi capovolte. Oggidì è invece l'esterofilia il verbo a cui votarsi, e l'Albione non è più la perfida, ma anzi un modello a cui riferirsi, al punto che il popolo italiano rischia di qualificarsi come quello più anglodipendente d'Europa.

Così la pensano quelli dell'Associazione radicale esperanto per la democrazia linguistica, che, il 13 maggio scorso, per significare la loro credenza, hanno organizzato una cerimonia nella Camera dei deputati, durante la quale hanno assegnato il provocatorio e ironico Premio italiano zerbino della lingua inglese, da considerarsi più un antipremio che un omaggio. Alcune delle pietre dello scandalo:

  • Francesco Profumo, magnifico rettore del Politecnico di Torino: offre l’esonero delle tasse per i corsi esclusivamente in inglese di Ingegneria tessile e Ingegneria elettronica.
  • Il presidente del corso di laurea in farmacia dell'università romana di Tor Vergata, all'inaugurazione dei corsi in inglese, ha pubblicamente dichiarato il suo augurio a che presto, in tutte le facoltà, i corsi siano tenuti esclusivamente in inglese.
  • Università di Pavia: già dal 2007 una regola vieta che si tengano relazioni in lingua italiana ai dottorandi in filosofia politica.
  • Andrea Bairati, assessore alla regione Piemonte: sua una norma che obbliga all'uso della lingua inglese per l'effettuazione di richieste di finanziamento per progetti di ricerca nel campo umanistico.

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