Polemica sulle intercettazioni telefoniche

3 agosto 2005

In questi giorni si è aperta nel mondo politico un'accesa polemica attorno alle intercettazioni telefoniche.

Il caso è esploso, quando all'interno delle indagini sui tentativi di acquisto della Banca Antonveneta, sarebbe stato reso noto che erano state intercettate alcune telefonate del governatore della banca d'Italia.

Le polemiche si sono inasprite quando il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui si dice che sono state intercettate alcune utenze del Senato.

Dal punto di vista giuridico la situazione è complessa, perché quando la magistratura richiede o autorizza le intercettazioni la richiesta si basa soltanto su un nominativo. Autorizzando le intercettazioni queste sono generalizzate a tutte le chiamate effettuate da quell'utenza e a tutte le telefonate ricevute da quell'utenza, indipendentemente da chi viene chiamato o da chi riceve la chiamata. Finisce pertanto che vengono registrate nelle intercettazioni persone sul quale la magistratura non ha mai espresso un giudizio né tanto meno hanno mai ricevuto un avviso di garanzia.

Il ministro Maroni ha chiesto una relazione al Ministero di Grazia e giustizia. Nonostante l'urgenza e la gravità del fenomeno sembra, da quanto riferisce l'agenzia dell'Ansa, che il ministro Castelli risponderà soltanto nel prossimo Consiglio dei ministri che si terrà a fine agosto.

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha assicurato che si occuperà del problema.

Alcune associazioni dei magistrati si sono dette indignate di come sia stato violato il segreto istruttorio. D'altra parte viene da chiedersi come possa esserci il segreto se la legge obbliga la magistratura ad informare l'interessato tramite avviso di garanzia.

Tra i senatori molte le reazioni di indignazione perché le intercettazioni hanno anche riguardato i senatori che dovrebbero agire in forma indipendente. D'altra parte anche i parlamentari stessi con le loro reazioni e con le richieste di spiegazioni alla magistratura ed al governo hanno dimostrato di non considerare la magistratura indipendente da loro.

Anche il garante della privacy, come ha lui stesso dichiarato in un'intervista al TG2, ha disposto delle inchieste. Il garante ha precisato che non si tratta di valutare la legittimità delle intercettazioni (che considera legittime in quanto autorizzate dal giudice), bensì di accertare come vengano materialmente effettuate le intercettazioni e se il materiale intercettato passi per le mani di altre persone prima di arrivare in quelle del giudice.

Qualche mese fa il Corriere della Sera aveva pubblicato un articolo polemico in cui evidenziava l'altissimo costo delle numerosissime intercettazioni telefoniche. In particolare evidenziava un notevolissimo numero di intercettazioni di telefoni mobili (cellulari), che risultano ancora più costose. Il costo di tali intercettazioni, sempre secondo l'articolo del Corriere, è talmente alto che lo Stato non riesce a pagare i gestori quanto pattuito.

In una nota ufficiale la Telecom dichiara che i proventi derivanti dalle intercettazioni telefoniche rappresentano soltanto il 5% del fatturato pari a "poco più di 15 milioni di euro annui". In questa cifra però, molto probabilmente, rientrano solo le intercettazioni su rete fissa a cui vanno aggiunte quelle su telefonia mobile. Inoltre comunque già da questa cifra appare evidente come il fenomeno delle intercettazioni debba essere ampiamente diffuso per arrivare a tale cifra.

L'Eurispes ha riferito che secondo i suoi studi circa 3 italiani su quattro hanno avuto una loro telefonata intercettata.

Intanto i parlamentari stanno preparando, o hanno già depositato, numerosi provvedimenti di legge per rendere più difficile il ricorso alle intercettazioni telefoniche.

Fonti