Pirate Bay ricorre contro il blocco

lunedì 25 agosto 2008

The Pirate Bay, anche noto come TPB nel gergo della rete, il celebre motore di ricerca di torrent ha presentato ricorso contro il blocco che ha subito nei primi giorni di agosto nel territorio italiano.

L'ordinanza, lo ricordiamo, era partita dal sostituto procuratore Giancarlo Mancusi, molto attivo nella lotta al peer to peer e alle violazioni del diritto d'autore.

Ora, tramite i suoi avvocati in Italia, Giovanni Battista Gallus e Francesco Micozzi, il sito svedese tenterà di far avallare anche dalla giustizia italiana la sua linea difensiva: «nessun contenuto illegale è presente sul sito». Tesi che, dicono i due legali, è sostenuta persino nell'ordinanza di oscuramento di Mancusi.

L'ordinanza, fanno inoltre notare, punta il dito contro il nome The Pirate Bay: «è una chiara dichiarazione d'intenti», ha scritto il sostituto procuratore. Gallus e Micozzi spiegano che scopo e spirito dell'oscuramento è la creazione di un precedente di responsabilità condivisa nella giurisprudenza italiana, sulla base dell'argomentazione che senza il tracker sarebbe impossibile per l'utente violare il diritto d'autore.

I due hanno anche commentato il presunto redirect che Fastweb avrebbe attuato da TPB verso un sito gestito dalla International Federation of the Phonographic Industry, definendolo «sospetto» oltre che un chiaro indizio del «sostegno dato dalla FIMI all'operazione giudiziaria».

Su questi aspetti, oltre che sulla mancanza di giurisdizione, puntano a dare battaglia in aula gli avvocati del sito, e sono fiduciosi di ottenere la revoca dell'oscuramento già nelle prossime settimane.