Pechino 2008: cosa dice il Medagliere
lunedì 25 agosto 2008
Chiuse le Olimpiadi di Pechino, è tempo di bilanci. I rapporti di forza del medagliere sono un indicatore dei tempi che cambiano, e i suoi numeri suscitano ovviamente la massima attenzione. La Cina voleva battere gli USA nel medagliere, l'Italia voleva 30 medaglie, e così via.
Posizione | Paese | Totale | |||
---|---|---|---|---|---|
1 | Cina | 51 | 21 | 28 | 100 |
2 | Stati Uniti | 36 | 38 | 36 | 110 |
3 | Russia | 23 | 21 | 28 | 72 |
4 | Regno Unito | 19 | 13 | 15 | 47 |
5 | Germania | 16 | 10 | 15 | 41 |
6 | Australia | 14 | 15 | 17 | 46 |
7 | Corea del Sud | 13 | 10 | 10 | 33 |
8 | Giappone | 9 | 6 | 10 | 25 |
9 | Italia | 8 | 10 | 10 | 28 |
10 | Francia | 7 | 16 | 17 | 40 |
Iniziando dalla Cina, la sua volontà dichiarata era quella di primeggiare nei giochi Olimpici, battendo anche gli Stati Uniti d'America. Risultato pienamente ottenuto, almeno in termini qualitativi. I Cinesi trattengono in casa ben 100 medaglie, anche se gli Americani se ne portano oltreoceano 110. I Cinesi però ambivano a 44 titoli olimpici, secondo le loro previsioni. Con l'ultimo giorno dei giochi, ieri, hanno vinto la prima medaglia d'oro della loro boxe olimpica; medaglia che li ha fatti arrivare a 51 titoli.
Gli Stati Uniti ieri hanno raggiunto quota 36 con la conquista di due medaglie particolarmente preziose: quella della pallavolo e quella della pallacanestro, battendo Brasiliani e Spagnoli in competizioni serrate. Questi ultimi sono stati piegati solo dopo avere fatto oltre 100 punti al Dream Team, partendo in vantaggio, per poi essere ripresi e mantenuti a distanze davvero ridotte, alle volte di appena 4 punti. Solo una serie di tiri lunghi da 3 punti ha permesso agli Americani di riprendere margine, verso la fine della partita.
Gli italiani proseguono la loro lenta decadenza nel Medagliere. Atlanta 1996, in casa degli Americani: 13 ori, 35 medaglie e 6º posto; Sydney 2000, 13 ori, 34 medaglie e 7imo posto(-2 argenti e +1 bronzi rispetto ad Atlanta); Atene 2004, appena 10 ori, 32 medaglie e 8º posto; attualmente c'è il nono posto, sia come criteri qualitativi (prima l'oro, poi l'argento e poi il numero dei bronzi), sia quantitativi, totale di 28 medaglie. Solo 8 titoli olimpici; per un caso davvero singolare l'Italia ha potuto chiudere con una medaglia d'oro sull'ultima gara, come ad Atene, ma allora era la maratona e oggi, che la maratona ha regalato il 12imo posto, i supermassimi. Anche all'esordio l'Italia ha quasi bissato l'oro nella ciclismo su strada, mancandolo per mezzo metro all'arrivo.
Gli italiani forse mai come stavolta hanno fatto assegnamento alle 'arti marziali'. Un argento al Taekwondo, oro, argento e bronzo nel pugilato, oro nel Judo, oro nella lotta greco-romana; ma anche due ori e 5 bronzi nella scherma, e infine 1 oro e 3 argenti nei tiri con armi varie: ben 6 titoli olimpici su otto e la maggior parte delle medaglie sono andate a questo settore sportivo.
Le delusioni, in compenso, non sono mancate; il nuoto femminile, con un oro e un argento, avrà raggiunto più o meno gli obiettivi prefissati, ma se la Pellegrini ride, non si può dire altrettanto di Magnini e dei ragazzi in generale, sistematicamente fuori dal podio, fino alla delusione della staffetta in cui, sebbene siano andati in finale, sono arrivati ottavi e pure squalificati. Il canottaggio è stato capace di una sola medaglia d'argento, tanto che Galeazzi ha potuto tirare un sospiro di sollievo dicendo «c'è un Dio anche a Pechino», confessando che altrimenti si sarebbe sentito inutile.
Deludenti le squadre olimpiche: ad Atene se n'erano mandate ben 8, di cui alcune senza speranza di medaglia alcuna; altre invece totalizzarono un oro (pallanuoto femminile), 2 argenti (indimenticabile la faccia di Mastrangelo nascosta sotto la maglietta, dopo la finale col Brasile, allora come oggi giunto fino in fondo al torneo), un bronzo (l'Italia dovette vedersela proprio con l'Iraq, di cui all'epoca occupava la provincia di Nassiriya). Stavolta nulla; fuori la pallanuoto maschile, poi il calcio (contro il Belgio, che anche in dieci ha vinto per 3-2), le pallanuotiste, le pallavoliste, e infine i pallavolisti.
I vice-campioni olimpici della pallacanestro, battuti in finale dall'Argentina (adesso finita bronzo) nemmeno pervenuti alle competizioni. Non è bastato nemmeno lo strapotere delle pallavoliste italiane, che ad un certo punto hanno perso la loro invincibilità: vinta la Serbia per il solito 3-0, hanno affrontato le brasiliane e stavolta il tre a zero lo hanno dovuto subire loro, con 75 punti subiti contro 55 fatti (malissimo il primo set, meglio il secondo, intermedio il terzo). Erano le uniche due squadre imbattute del torneo, e il rapporto di forza non ha lasciato adito a dubbi; le italiane hanno comunque potuto disputare i quarti con le americane; primo set Italia, secondo USA, terzo Italia, poi quarto set USA e infine un quinto set senza storia finito 15-6.
Le campionesse olimpiche della pallanuoto sono state ad un passo dall'eliminazione contro l'Olanda, come del resto gli era capitato ad Atene con Americane e Greche; hanno recuperato in extremis, ma ai rigori hanno sbagliato a tirare il primo; le olandesi no e hanno vinto.
Nell'atletica le cose non sono andate affatto bene: su 47 competizioni e 141 podi, solo una vittoria e una medaglia (2+1 ad Atene). Gli Italiani hanno resistito nell'unica enclave rimasta loro, quella della marcia. Per tutto il resto, anche nella maratona, risultati deludenti. L'Atletica, la 'regina delle Olimpiadi' esige selezioni dure tra gli aspiranti campioni; in un Paese ridotto a 1,36 figli per donna la crisi, già significativa da alcuni anni, non poteva non arrivare; e se si aggiungono le gestioni fallimentari di campioni come l'ex-americano Andrew Howe (che ironicamente, in una nota pubblicità veniva scambiato per un turista anziché un atleta), il risultato non può essere che disastroso. L'Atletica è stata il dominio di africani, americani, giamaicani, ma anche dei russi. Per la vecchia Europa Occidentale c'è stato poco posto.
Le altre nazioni hanno segnato alti e bassi: gli USA sono rimasti primi nel medagliere in termini quantitativi: ad Atlanta avevano 101 medaglie di cui 44 d'oro; 97/33 a Sydney, 102/35 ad Atene; con 36 ori e 110 medaglie hanno vinto più medaglie che ad Atene, e più medaglie che nelle precedenti competizioni. Ma stavolta sono stati superati dalla Cina come medaglie d'oro, il che era quanto i Cinesi si prefissavano. La loro progressione nei giochi olimpici equivalenti (dal '96) è stata: 16 ori su 50 medaglie (quarto posto); 28/59 (3a), 32/63 (2a), 51/110 (prima). Al terzo posto i Russi; la loro evoluzione è stata 26/63(2a), 32/88 (2a), 27/92 (3a), 23/72 (3a). I russi sono stati particolarmente flagellati da controlli antidoping, il che ha eliminato molte possibili star dei giochi data la positività riscontrata su parecchi atleti, ma ha anche suscitato le proteste dei Russi che sospettavano la volontà di 'far fuori' i loro atleti a beneficio di quelli di casa. Di sicuro c'è stato un calo.
Chi è salito è invece il Regno Unito; ad Atlanta 1 oro su 8 medaglie, 36imo posto. Dopo questa catastrofe, a Sydney 11 ori su 28 medaglie, 10imo posto; ad Atene 9 ori ma su trenta medaglie, sempre decimo posto. Oggi 3º posto (in vista delle olimpiadi di Londra?) con 19 ori su 47 medaglie complessive. I tedeschi hanno avuto la seguente evoluzione: 20 (ori)/65 (medaglie) (3a), 13/56 (5a), 14/49 (6a), e ora 16 ori su 41 medaglie per un quinto posto nel medagliere, sesto come numero di medaglie. Segue l'Australia in sesta piazza; nelle olimpiadi precedenti era 7a (9/41), 4a (16/58), 4a (16/49). La Corea del Sud ha ottenuto la seguente crescita: Atlanta, 10a con 7/27, a Sydney 12a con 8/28, ad Atene 9a con 9/30. Ora 13 ori su 31 medaglie. Il Giappone decisamente in ribasso, dopo i fasti greci che fruttarono anche il titolo olimpico di maratona femminile, in un lungo inseguimento nell'Atene al crepuscolo (l'inseguitrice era una kenyana). La sua squadra negli ultimi 12 anni ha ottenuto: ad Atlanta 3/14, 23imo posto; a Sydney 5/18 e il 15imo posto; ad Atene 16 ori su 37 medaglie e il 5º posto, nonostante la lontananza geografica dalla madrepatria triplicò il numero di vittorie olimpiche rispetto a Sidney; adesso è sceso all'8 posto con 9 ori su 25 medaglie.
L'Italia ha il non posto sia come medagliere 'qualitativo' che come numero di medaglie vinte, cosa piuttosto singolare; recrimina la sfortuna e le ingiustizie subite dalle varie giurie. Nel primo caso la perdita di un oro nel ciclismo su pista, il fotofinish che ha tolto all'eterna Idem, per 4 millesimi (circa 2 cm), l'oro olimpico; i rigori con l'Olanda a pallanuoto, e un numero incredibile di piazzamenti a ridosso del podio; nel secondo caso le decisioni della giuria nel fioretto a squadre femminile, che hanno escluso le italiane dalla finale; e le medaglie da cui sono stati estromessi, sistematicamente quarti, i vari Cassina, le ginnaste, gli anellisti.
La Francia chiude i primi dieci nel medagliere, dopo una rimonta con 3 ori che l'hanno tolta dal 12imo posto, grazie ai risultati negli ultimi giorni di gare; solo 7 medaglie d'oro, ma ben 40 complessive che la pongono in termini di medaglie in un lusinghiero 7imo posto, una delle maggiori sperequazioni tra i due parametri (ori vs podi). Dietro la Francia c'è l'Ucraina, e poi l'Olanda. La prima era 9a ad Atlanta (9/23), 21a a Sidney (3/21), 12a (9/23) ad Atene, adesso è diventata 11a con 7 ori e 27 medaglie in generale. L'Olanda era 14a con 4/19 ad Atlanta, 8a (9/25) a Sidney, 18a (4/22) ad Atene. Quindi con 7/16 ha ottenuto un miglioramento con la 12ª piazza. Fortissima la Giamaica che agli ultimi giochi era appena 34a con 2 ori su 5 medaglie, e adesso è 13a con 6 ori su 11 medaglie. Bolt, l'atleta 'tre in uno', e una squadra di agguerriti corridori ha fatto sì che questa nazione caraibica, nota per il reggae e tristemente famosa per una delle capitali (Kingston) più malfamate e violente del mondo, stesse in vetta nel settore atletico. Di fatto Bolt ha fatto da degna alternativa al 'cannibale' Phelps, vincitore di 8 ori nel nuoto.
Poco sotto c'è la Spagna, nazione che è stata capace negli ultimi giochi di ottenere rispettivamente la 13ª piazza (5/17), 15a (3/11), 20a (3/19). Non molto per una nazione ricca di talenti in altri sport, ma quest'anno ha ottenuto 5 ori su 18 medaglie, 14a nel medagliere e 14a anche come numero di medaglie.
Dietro avanza la potenza keniota, la prima d'Africa: 15ª piazza, 5 ori, 18 medaglie complessive, finalmente la vittoria nella maratona maschile come preconizzato anche da Baldini, che ragionava sul semplice fatto che i keniani sono i migliori al mondo e prima o poi sarebbe accaduto anche di vincere la medaglia d'oro olimpica. E così è stato; in un forcing incredibile un gruppo di atleti ha staccato da subito tutti gli altri, si è ridotto a 9-10 corridori tutti africani, poi dal 29imo km sono rimasti in 5, e infine uno solo, quello che ha vinto stabilendo il nuovo record olimpico e dando quasi 7 minuti al suddetto Baldini che, sorridendo stravolto dalla fatica (la giornata, nonostante la velocità espressa dai corridori, era veramente calda), ha annunciato il suo addio alla maratona (ma forse resterà sulle gare più brevi).
Se l'Italia prosegue il suo lento declino di una posizione per volta ogni Olimpiade, altre nazioni sono in ascesa, come si è visto, ma altre sono crollate. La Romania, per esempio, a Pechino è 17ima con 4 ori su 8 medaglie. Le tre olimpiadi precedenti era giunta 14ª (4/20), 11a (11/25), 14a (8 ori su 19 medaglie). Peggio ancora per Cuba, da cui molti atleti sono espatriati negli anni, impoverendola gravemente e suscitando la rabbia del governo cubano (vedi anche caso Agüero). Era 8a ad Atlanta (9 ori su 25 medaglie), 9a a Sidney (11/29), 11a (9 ori su 27 medaglie) ad Atene. Ora invece, è solo 34ima: 2 ori olimpici appena. Ma nondimeno ha vinto totalmente ben 24 medaglie, che nella classifica quantitativa la pongono ad un non disprezzabile 12imo posto. È rimasta grossomodo sulla sua media storica come numero di podi, ma i soli due titoli olimpici conquistati non soddisfano sicuramente, specie considerando che uno degli atleti cubani è stato cacciato dopo avere picchiato l'arbitro, con relativa brutta figura, e dopo che il Brasile con 3 ori e 15 medaglie gli ha strappato la leadership del medagliere latino-americano.
Altra nazione che è caduta improvvisamente è stata l'Ungheria: la progressione è stata: 12a ad Atlanta (7 ori su 17 medaglie), 13a a Sydney (8/17), 13a ad Atene (8/17), ora solo 21ima sia per qualità che quantità, con 3 ori su 10 medaglie. Male anche la Polonia, che è passata da 7/17, a 6/14, a 3/10 e infine 3 ori e 10 medaglie totali anche adesso, in 20ima posizione, una meglio di 4 anni fa. Hanno fatto peggio altre nazioni: di queste forse la peggiore in assoluto è stata la Svezia, una delle più titolate nazionali olimpiche in termini storici: è finita 56a con 4 argenti e 1 bronzo, dopo che in ciascuna delle due ultime olimpiadi aveva ottenuto 4 ori. Adesso è addirittura l'unica nazione del nord Europa a non ottenere vittorie olimpiche.
L'India, come il Belgio e l'Iran, si consola con un oro olimpico dopo che nelle ultime due olimpiadi aveva conquistato esattamente 1 argento e 2 bronzi. Per il suo miliardo di abitanti una singola medaglia vinta per ciascuna Olimpiade estiva (di quelle invernali, nonostante l'Himalaya, è meglio non parlare) dal '96 ad oggi. La Grecia, 15a con 6 ori e 16 medaglie nell'ultima olimpiade (di casa), è precipitata al 59imo posto con 2 argenti e 2 bronzi, risultato enormemente deludente se si considera anche i 4 ori vinti in ciascuna delle olimpiadi del '96 e del '2000.
Si potrebbe continuare a lungo nella disamina dei singoli risultati, ma in generale appaiono evidenti vari elementi importanti e assai costanti. Uno è l'assenza di significato nelle distanze tra la madrepatria e il luogo delle competizioni: il Giappone, per esempio, ha triplicato gli ori passando da Sydney ad Atene, poi è calato tornando a Pechino, a due passi da casa. L'Italia ha ottenuto 13 ori negli USA, 13 in Australia, ma solo 10 nell'olimpiade più vicina a casa eccetto quella di Roma del '60, quando arrivò 3a sempre con 13 ori, dietro URSS e USA e su appena 146 gare previste. L'Italia soffre, come anche altre nazioni occidentali, il problema base della ridotta natalità che incide sopratutto nell'atletica, ma resistendo negli sport di nicchia come la scherma.
Un'altra verità è quella della concentrazione del "potere" sportivo. L'Italia ad Atlanta arrivò 6a con 13 medaglie su 270 gare. Adesso con lo stesso risultato sarebbe 7a. Ma sopratutto, se avesse vinto 8 medaglie d'oro a Sydney, sarebbe giunta 12ª, posizione che occupò la Corea del Sud con esattamente gli stessi allori olimpici che la nazionale italiana ha conquistato quest'anno. In altre parole, nonostante le 302 gare, una in più di Atene, le potenze 'primarie' delle Olimpiadi inglobano la maggior parte dei successi lasciando solo le briciole agli altri. Ad Atene, con 10 ori, l'Italia arrivò 8a, ma con lo stesso numero di successi a Sydney sarebbe arrivata 12ima.
Insomma, con pochi successi è più facile fare bella figura nel medagliere, paradossalmente proprio perché la maggior parte delle discipline sono appannaggio dei primi. Le prime 5 nazionali di Pechino hanno ottenuto 145 vittorie, quasi la metà del totale messo in palio. Ad Atene erano solo 127 su 301. A Sydney invece erano 129 su 300.
Fonti
modifica- «Olimpiadi: addio Pechino, arrivederci a Londra» – l'Unità, 24 agosto 2008.
- Marco Bucciardini «La vecchia Europa» – l'Unità, 20 agosto 2008.
Notizia originale |
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