Nadro: ecco le armi degli antichi camuni

domenica 2 novembre 2008

Nadro, Centro di Ricerca e Laboratori Didattici
Pugnali tipo Remedeliano incisi a Nadro

Ieri sera, alle ore 20.30, presso il Centro di Ricerca e Laboratori Didattici della Riserva Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo di Nadro, in Val Camonica, si è tenuto l'incontro a tema: «Cultura materiale ed iconografia a confronto».

A seguito della presentazione di Tiziana Cittadini, soprintendente della Riserva, lo studioso Maurilio Grassi ha esposto gli oggetti da lui ricostruiti in archeologia sperimentale paragonandoli alle incisioni rupestri da cui ha preso spunto.

Dai materiali esposti sono emersi fattori di grande interesse, riguardanti soprattutto l'interpretazione che viene usualmente fatta dagli studiosi del settore che, secondo il Grassi, parlano e scrivono troppo spesso su oggetti che non conoscono tramite esperienza diretta.

Nella prima parte della serata l'incontro si è incentrato sull'analisi di modelli di pugnali del tipo Remedelliano (età del rame), descritti usualmente come armi da guerra, ma che dalle ricostruzioni effettuate non si dimostrano assolutamente pratiche da maneggiare in battaglia, quanto invece perfettamente adatte ad un uso sacrificale e cultuale da parte degli antichi Camuni.

Altro discorso è invece per i pugnali tipo Lovere e tipo Introbio, che, riforgiati specularmente agli originari della tarda età del ferro, si dimostrano efficacissime armi da offesa, dotate di un'ottima maneggevolezza e calibrazione.

La seconda parte della serata si è sviluppata sulla figura dell'aratro preistorico, presente in ben 55 raffigurazioni in Val Camonica, e della sua datazione tramite lo stile di rappresentazione. Anche qui il Grassi ha analizzato come l'attuale sistema cronologico utilizzato per classificare le incisioni sia poco accurato e molto soggettivo, basandosi più su preconcetti "dogmatici" ormai assimilati dagli studiosi del settore che su vere e proprie osservazioni oggettive.

Ad esempio di ciò sono stati mostrati petroglifi di aratri datati usualmente all'età del bronzo e ricostruzioni identiche presenti in musei etnografici che sono state utilizzate fino alla metà del XIX secolo.

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