Museo della Melara: "Arcangelo Ferrari non sarà mai dimenticato"

venerdì 17 gennaio 2020

La Spezia - L’associazione "Museo della Melara" è nata per tutelare, proteggere e conservare il patrimonio storico della Oto Melara ma anche e soprattutto per mantenere viva la memoria degli uomini e delle donne che vi hanno lavorato e l’hanno resa grande.

"L'altro ieri è mancato l’ingegner Arcangelo Ferrari, una delle figure più rappresentative, amate e rispettate di questa azienda, a cui ha dedicato gran parte della sua vita lavorativa contribuendo a renderla famosa in Italia e nel mondo. Si era laureato presentando una tesi sulle macchine tessili - ricordano dall'associazione - e proprio per questo motivo, a metà degli anni '50, era entrato a lavorare in Oto che, nel primo dopoguerra, era stata riconvertita alla produzione civile dedicandosi in particolare alla progettazione e produzione di macchine tessili. La sua carriera è stata fin dall’inizio una continua ascesa verso posizioni di sempre maggiore responsabilità. Intelligenza brillante, chiarezza di idee, spiccato senso dell’umorismo, carisma irresistibile, chiunque entrasse in contatto con lui ne rimaneva affascinato.

Negli anni '60 la Oto Melara torna ad occuparsi di difesa e l’ingegner Ferrari diventa responsabile del Collaudo. Insieme all’ingegner Borachia collabora al progetto di trasferimento del know how, da parte della società americana Fmc, per la costruzione alla Spezia dei carri armati M113. Con la sua magnetica personalità riesce ad instaurare con la controparte statunitense un rapporto di reciproca fiducia e stima che durò per sempre.

Ma è sul finire degli anni '60, quando approda alla direzione commerciale, che le sue non comuni capacità di relazionarsi con il resto del mondo, conquistando ovunque il rispetto sia dei partner industriali che dei clienti, lo portano verso quei successi commerciali internazionali che hanno segnato il periodo d’oro della Oto Melara: primo tra tutti quello del cannone navale 76/62 Compatto con le prime grandi commesse estere alla Marina tedesca e israeliana.

Ma il risultato più straordinario che riuscì a conseguire fu, negli anni Settanta, la cessione di licenza di fabbricazione del cannone alla marina statunitense. Ci aveva lavorato con totale dedizione perché aveva capito che, vendere la licenza agli Usa, avrebbe aperto le porte del mondo alla Oto Melara, e così fu.

Dotato di straordinarie capacità di analisi e di sintesi, accompagnate già allora da un’ottima conoscenza della lingua inglese, era visto dagli americani come un interlocutore di indiscussa capacità al quale si affidarono sempre con estrema fiducia. Si crearono rapporti che andarono ben oltre le esigenze di business per trasformarsi in solide amicizie.

Importanti in quegli anni anche i contratti che riuscì a conseguire in ambito terrestre, quali la costruzione su licenza dei carri Leopard per l’Esercito Italiano e la vendita in Medio Oriente e Libia dei carri OF40 e Palmaria; furono sottoscritti gli accordi tecnico-commerciali con la francese Matra per lo sviluppo e la costruzione del Sistema Otomat - Teseo. Alla base di tutto questo c’era sempre lui: come un grande direttore d’orchestra che riesce ad armonizzare tutti gli strumenti creando melodie indimenticabili.

Nel 1983 diventa, con l’ingegner Borachia, Condirettore Generale di Oto Melara e, insieme all’ingegner Ricci, partecipa alla costituzione del Consorzio Iveco Fiat-Oto Melara (Cio), di cui sarà vice Presidente fino al 1986, per la progettazione e costruzione di tutti i veicoli blindati e cingolati (Ariete, Centauro, Dardo, Freccia) di cui si doterà l’Esercito Italiano nei successivi trent’anni.

Lasciata la Oto nel 1986, dopo la tragica morte dell’ingegner Sergio Ricci, ricopre incarichi importanti in Intermarine.

Al suo ritorno, nel 1990, assume la funzione di Amministratore con delega e, insieme al suo collega ed amico di sempre Borachia, si adopera con la sua assoluta certezza che, anche se lontana e difficile, una soluzione esista sempre, a superare la difficile situazione aziendale creatasi a seguito della chiusura della finanziaria Efim alla quale la Oto apparteneva, sempre

Nel 1995 va in pensione continuando peraltro per alcuni anni a collaborare in ambito commerciale con la Finmeccanica.

Si è spento un uomo straordinario che lascia una grande vuoto nel cuore di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare con lui.

Tranquillo Ingegnere, la storia della grande Oto le ha assegnato una pole position: lei non sarà mai dimenticato".