Morto l'imprenditore Leopoldo Pirelli

23 gennaio 2007

Leopoldo Pirelli è morto oggi nella sua villa a Portofino dopo alcuni anni di malattia. Aveva 81 anni. Nel 1992 aveva lasciato la presidenza della Pirelli.

Nato nel 1925, figlio di Alberto e Ludovica Zambeletti. Fu partigiano, in Valle d'Aosta. Si laureò in ingegneria al Politecnico di Milano. Nel 1947 sposò Ferlito, dalla quale ebbe due figli, Alberto e Cecilia. Entrò nell'azienda fondata dal nonno Giovan Battista Pirelli, spedito negli uffici ad imparare. Cresce durante il boom economico, fino al 1959, quando prende in mano le redini dell'azienda a causa dell'infarto che colpì il padre Alberto. Nel 1965 viene nominato presidente e rimarrà in carica fino al 1992, quando abbandonò la presidenza, dopo l'amara conclusione per la conquista della Continental. Mantenne ancora alcuni incarichi nella società fino al 25 maggio 1999, con il suo completo ritiro e il trasferimento a Portofino.

Fu imprenditore illuminato e "rivoluzionario", come quando preparò un programma per il passaggio da 46 a 40 ore settimanali, con turni anche di sabato e di domenica. Come lui stesso disse, «Ciò che si perdeva con l'orario ridotto, si riguadagnava facendo lavorare maggiormente gli impianti. Naturalmente la condizione preliminare era un'economia in espansione, altrimenti sarebbe stato impossibile». Il piano fu respinto dai sindacati, ma fu egli stesso pronto ad ammettere l'"errore": «Non ho capito a tempo che, per farlo decollare, bisognava fare in modo che uscisse da un loro cassetto». Leopoldo Pirelli ha sempre avuto un forte rispetto per le formazioni sindacali: «Ho sempre considerato la CGIL e chi l'ha guidata, Di Vittorio, Lama, Trentin e Cofferati, come gente seria ed affidabile. Le trattative sono sempre state dure, ma quando si è arrivati ad una soluzione non hanno mai mancato alla parola data».

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