Liberati sette tecnici ENI rapiti in Nigeria

22 novembre 2006

Sette ostaggi rapiti da una nave dell'ENI in Nigeria sono stati liberati dalla Marina nigeriana. Nel conflitto a fuoco è morto un ostaggio inglese, un altro è stato gravemente ferito, leggermente feriti gli altri, tra cui l'unico rapito italiano, Pietro Caputo, ferito ad un braccio. Sono morti anche due sequestratori ed un ufficiale delle forze dell'ordine.

I tecnici erano stati rapiti all'alba, verso le 4. Un paio di barconi, hanno arrembato la nave Mystras all'ancora al largo della costa nigeriana, nel Golfo di Guinea. La nave, di proprietà della SBM di Montecarlo, lavorava per conto dell'ENI alla costruzione di impianti di estrazione di petrolio e di gas. Delle 83 persone a bordo, i malviventi hanno scelto sette stranieri: Caputo, un inglese, un polacco, un filippino, un romeno e due finlandesi.

Il battello è stato bloccato dalla guardia costiera nel pomeriggio in uno dei rami del delta del Niger, vicino a Brass. Ne è seguito lo scontro a fuoco, con i quattro morti.

I feriti sono stati prelevati da un elicottero della Nigerian Agip Oil Company e portati a Port Harcourt, presso l'ospedale della compagnia.

L'ENI ha bloccato la produzione nella zona dell'incidente, pari a 50.000 barili di petrolio al giorno.

La Nigeria è l'ottavo esportatore mondiale di petrolio, con 2,6 milioni di barili al giorno. Gli immensi guadagni finiscono però nelle mani di pochi e la popolazione è poverissima. Il petrolio viene così spillato illecitamente oppure vengono sequestrati tecnici per ottenere riscatti da parte delle compagnie petrolifere. Questi atti illeciti sono in gran parte controllati da vere e proprie milizie.

L'ENI ha già subito altri attacchi, come quello del 25 gennaio scorso al quartier generale di Port Harcourt per rapinare la banca dei dipendenti.

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