L'Ue ferma il negoziato con la Serbia

mercoledì 3 maggio 2006

Ratko Mladic

I negoziati di avvicinamento fra Unione Europea e Serbia sono stati interrotti: lo ha annunciato il commissario per l'allargamento Olli Rehn, dopo un colloquio telefonico con il procuratore capo del tribunale dell'Aja, Carla Del Ponte. Il motivo della rottura è dato dal mancato arresto del generale Ratko Mladic, accusato del genocidio attuato nella strage di Srebrenica (la peggiore atrocità mai commessa in Europa dopo la Seconda guerra mondiale[1]), dal tribunale internazionale Onu.

Il procuratore Del Ponte, nel colloquio, ha affermato di essere "delusa per la scarsa cooperazione dello Stato balcanico per la cattura del generale Mladic", convincendo l'Unione Europea a congelare l'eventuale allargamento in Serbia dell'Unione Europea.

Il commissario Rehn ha anche specificato che il problema di fondo che ha bloccato i negoziati è il mancato controllo da parte della società civile sui servizi di sicurezza, che ha ostacolato la cattura del presunto criminale di guerra e la sua conseguente traduzione in tribunale. "La Serbia deve capire che nulla è al di sopra della legge" ha affermato.

La prima conseguenza della rottura è stata positiva: il primo ministro serbo Vojislav Kostunica, ha infatti chiesto al superlatitante di consegnarsi al tribunale Onu per amore del suo paese, mentre il ministro degli investimenti serbo, Velimir Ilic, ha risposto all'Unione Europea che il governo di Belgrado ha fatto "tutto il possibile" nel tentativo di arrestare Mladic, ma le ricerche non hanno ancora avuto esito positivo.

La decisione dell'Unione Europea arriva dopo la scadenza dell'ultimatum del 30 aprile per la consegna del superlatitante, ultimatum imposto a causa dei sospetti del tribunale dell'Aja riguardo la scarsa collaborazione per la cattura di Mladic.

Note

  1. Citazione da Ratko Mladic, su Wikipedia

Fonti