Italia: Don Gelmini, reazioni della comunità ebraica alle accuse di lobbyismo

lunedì 6 agosto 2007 Non accennano a placarsi le polemiche susseguenti all’iscrizione nel registro degli indagati di Pierino Gelmini, il sacerdote fondatore di alcune comunità di recupero per tossicodipendenti: adesso è il turno della comunità ebraica, chiamata in causa domenica da alcune affermazioni sulle quali lo stesso Don Gelmini ha fatto parzialmente marcia indietro già nel pomeriggio.

L'indagine

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Lo scorso 3 agosto il religioso è stato formalmente indagato dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Terni, a seguito delle accuse formulate da due giovani che hanno denunciato abusi sessuali avvenuti nella comunità di Amelia (da cui la competenza territoriale del tribunale di Terni). La denuncia risalirebbe a circa sei mesi addietro e sarebbe confermata da altre testimonianze. Don Gelmini sostiene - a sua volta - che le accuse provengono da un noto pregiudicato barese - già ospite della comunità - il quale in passato aveva già cercato di estorcergli denaro tramite minacce e ricatti; quanto all’altro accusatore, a detta di Gelmini si tratta di un complice presumibilmente contattato durante la detenzione.
La questione ha assunto subito un risvolto politico, sia per il coinvolgimento di un esponente del clero, sia per l’amicizia personale di don Gelmini con il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi: esponenti del centrodestra hanno preso le difese del sacerdote, in particolare il parlamentare di AN Maurizio Gasparri, che ha rimarcato il ruolo sociale di don Gelmini, mentre Luca Volontè (UDC) ha preferito attribuire l’inchiesta a un non meglio precisato «furore anticattolico» invitando nel contempo il ministro della Giustizia Mastella a ordinare un’ispezione alla procura di Terni. Di segno opposto le reazioni del centro-sinistra: il deputato di RC Vladimir Luxuria ha sostenuto l’inopportunità di fare assoluzioni preventive per il solo fatto che la persona indagata è un sacerdote.

«Un'offensiva ebraico-radical chic»

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Ma è stato domenica scorsa, in un’intervista concessa a un giornalista di Repubblica durante un incontro con i ragazzi di una delle sue comunità in provincia di Reggio Calabria, che don Gelmini ha contrattaccato e ha avuto parole durissime non solo nei confronti dei suoi accusatori, ma anche contro i giudici che lo hanno messo sotto indagine. A Giuliano Foschini, inviato del quotidiano della Capitale, Gelmini ha esplicitamente dichiarato di essere, a suo giudizio, il bersaglio di una fazione anticlericale della magistratura, aggiungendo, riguardo ai recenti scandali di abusi su minori accertati a carico di preti cattolici negli Stati Uniti, che «[…] partendo dagli Stati Uniti, è in atto un’offensiva ebraico-radical chic che mira a screditare la chiesa cattolica».
Le reazioni della comunità ebraica non hanno tardato a manifestarsi: Riccardo Pacifici, vicepresidente e portavoce della comunità, ha stigmatizzato le dichiarazioni di don Gelmini, definite «farneticanti» e attribuite «allo stress del momento e anche al caldo». Lo stesso Pacifici ha detto di attendersi le scuse del sacerdote, il quale ha tuttavia rettificato il contenuto della sua dichiarazione di poche ore prima: nella stessa giornata, infatti, questi ha testualmente dichiarato: «Volevo dire lobby massonica radical chic. Chiedo scusa agli ebrei perché per loro io ho molto rispetto e considerazione». Prevedibilmente, anche tali dichiarazioni hanno suscitato alcune reazioni a livello politico, anche se in questo caso la contrapposizione dei fronti è stata meno netta: laddove, infatti, il deputato dei DS Franco Grillini ha ribattuto che, a suo giudizio, qualora esista una lobby è solo quella cattolica, l’esponente di Forza Italia Maria Burani Procaccini, pur dichiarandosi cattolica e sostenitrice dell’operato di don Gelmini, ha sottolineato che «è sbagliato parlare di lobby ebraiche».

«Non interferiremo»

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Nel frattempo l’ufficio stampa del ministro della Giustizia Mastella - chiamato in causa dalla polemica innescata da Volontè - ha annunciato che, mentre si asterrà in qualsiasi modo dall’interferire sull’indagine in corso, vigilerà per evitare qualsivoglia strumentalizzazione in chiave anticlericale della vicenda, non mancando tuttavia di accusare la stampa di speculazioni.

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