Italia: Clemente Mastella si è dimesso

mercoledì 16 gennaio 2008

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Clemente Mastella

Clemente Mastella, leader dell'UDEUR e Ministro della Giustizia del Governo Prodi II, si è dimesso dalla carica. L'annuncio è stato dato dallo stesso Mastella in una audizione alla Camera dei deputati.

«Mi dimetto per senso dello Stato, sono un ministro della Giustizia che non riesce a difendere la moglie da un provvedimento ingiusto», ha dichiarato Mastella. «Nonostante abbia lavorato giorno e notte - continua l'ex-ministro - per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore affidabile per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato invece percepito da alcune frange oltranziste come un avversario da contrastare, se non addirittura un nemico da abbattere».

La decisione è stata presa in seguito alla richiesta di arresti domiciliari fatta dal GIP di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Chiaromonte, nei confronti della moglie di Mastella, Sandra Lonardo. L'ipotesi di reato contestata alla Lonardo è tentata concussione nei confronti del direttore generale dell'ospedale di Caserta.

Mastella definisce esplicitamente il provvedimento come «una scientifica trappola, ordita mediaticamente prima e giudizialmente dopo in modo vile e ignobile. Vile e ignobile è stato prendere in ostaggio mia moglie a cui voglio un mondo di bene». Le dimissioni arrivano dunque «per essere più libero politicamente e umanamente, perché tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo».

Tutto l'arco parlamentare ha espresso solidarietà a Mastella, che ha aggiunto: «Per la prima volta in vita mia ho paura».

Il Presidente del Consiglio Romano Prodi, appena appresa la notizia, avrebbe immediatamente chiamato l'ormai ex-ministro Mastella, esprimendogli affetto e solidarietà. Simili manifestazioni, con annesse richieste di ritirare le dimissioni, dal segretario del Partito Democratico Walter Veltroni e dal suo vice, Dario Franceschini.

Solo l'Italia dei Valori si schiera contro il ritiro delle dimissioni, esprimendo comunque tramite il capogruppo alla Camera Massimo Donadi «solidarietà sul piano personale perché è sempre doloroso quando si viene colpiti negli affetti».

Solidarietà - ed applausi molto sentiti in aula a Montecitorio - anche dalla Casa delle Libertà. Gianfranco Fini, leader di AN, esprime «fondati dubbi» sul provvedimento. Pierferdinando Casini (UDC) parla invece di «emergenza democratica» e aggiunge: «Nessuno in quest'aula dubita dell'onestà personale sua e della sua famiglia».

Fonti