Israele: politica richiede una "difesa attiva" per destituire Hamas

lunedì 22 dicembre 2008

Striscia di Gaza

La decisione di Hamas di non rinnovare la tregua e una trentina di razzi caduti da venerdì scorso sul Neghev e Sderot, hanno spinto la politica israeliana ad esprimersi duramente, con toni che presagiscono una prossima operazione di "difesa attiva".

Ieri il premier Ehud Olmert ha affermato: «Un governo responsabile non è mai ansioso di andare in battaglia ma nemmeno la teme. Noi prenderemo tutte le misure necessarie. Ho discusso la situazione col ministro della difesa e col ministro degli esteri: gli scenari sono chiari e il governo saprà cosa fare e quando».

Tzipi Livni, attualmente il Primo Ministro Designato: «Lo stato di Israele e l’esecutivo da me condotto avranno come obiettivo strategico il rovesciamento del governo di Gaza. I mezzi per arrivare a ciò devono essere militari, economici e diplomatici».

Anche Benjamin Netanyahu, del partito Likud, sostiene: «Dobbiamo passare dall’accettazione passiva del lancio di razzi sulle nostre città alla difesa attiva. Ormai è necessario. A termine non tollereremo più Hamas, una base iraniana vicina alle nostre città».

Le affermazioni di un attacco imminente sono rese più robuste dall'avvertimento fatto da Israele al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, che tramite la sua ambasciatrice all'Onu, Gabriella Shalev, ha sostenuto che reagirà duramente ai lanci di razzi dalla Striscia di Gaza.

Questa mossa, congiuntamente a quella di convocare gli ambasciatori accreditati in Israele per informarli della situazione, ha come scopo la preparazione dell'opinione pubblica all'eventualità bellica.

Da Gaza un portavoce della Jihad Islamica palestinese ha rivendicato il lancio dei razzi, sostenendo che gli abitanti israeliani non avranno quiete fino a quando resteranno chiusi i valichi.

Ayman Taha, un esponente di Hamas, ha invece affermato: «Noi non resteremo con le braccia incrociate davanti a un'aggressione israeliana. In quanto popolo sotto occupazione abbiamo il diritto di difenderci e di combattere il nemico con tutti i mezzi possibili, incluse le operazioni suicide».

Contemporaneamente scritte di odio verso arabi sono comparsi sulla moschea di Giaffa, a Tel Aviv. Un precedente nel 2005, quando era stata gettata ingiuriosamente la testa di un maiale contro un luogo di culto islamico: il responsabile venne condannato a nove mesi di prigione.

Nel pomeriggio di oggi è stata resa nota una tregua di 24 ore al lancio di razzi; essa è stata richiesta dall'Egitto ad Hamas e gruppi radicali armati palestinesi in cambio di aiuti. Teoricamente in vigore da ieri sera, è già stata violata in mattinata dal lancio di un qassam nel Neghev occidentale.

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