In breve: 12 marzo

mercoledì 12 marzo 2008 Teheran: dopo le dimissioni del governatore di NY, si ha notizia di un sexgate omologo scoppiato in Iran, anche se ancora non vi sono conferme ufficiali. Qui è stato costretto alle dimissioni Reza Zarei, capo della polizia e "moralizzatore" della capitale iraniana, dopo che è stato trovato assieme a sei prostitute in un bordello.

Ruanda: l'abate Athanase Seromba è stato condannato all'ergastolo per avere partecipato allo sterminio di 1500 Tutsi durante i massacri del '94. Inizialmente accusato solo di "partecipazione passiva" e condannato a 15 anni. Con il processo d'appello che ha elevato la condanna all'ergastolo sono state acquisite nuove prove a suo carico, cosa che ne ha irreparabilmente aggravato la posizione. Secondo i testimoni ha infatti anche partecipato attivamente alla strage, in particolare invitando la gente a rifugiarsi nella sua chiesa per poi farla circondare e, orribile a credersi, pianificandone il crollo con l'aiuto di due bulldozer. Dopo l'orrendo eccidio, preceduto da alcuni giorni di crisi in cui gli Hutu lasciarono per giorni senza cibo e acqua i Tutsi e ucciso chi di loro cercava di scappare, disse semplicemente: «Ora levatemi di qui questa immondizia», e i corpi vennero buttati in fosse comuni.

Questa storia riguarda anche l'Italia: infatti fu arrestato nella chiesa di San Martino in Montughi, a Firenze, dov'era rifugiato sotto falso nome (Anastasio Sumba Bura). Inizialmente il governo italiano rifiutò l'estradizione, poi la pressione internazionale lo convinse ad accordarla e il prigioniero venne consegnato al Tribunale di Arusha, Tanzania.

Italia: Clementina Forleo è stata rinviata a giudizio davanti alla sezione disciplinare del CSM. Secondo l'accusa la Forleo avrebbe "esagerato" nel chiedere l'intercettazione di parlamentari come Fassino e D'Alema per il caso Unipol. Come per De Magistris, quindi, viene contestato ad un giudice un eccesso o un'infrazione disciplinare nel controllare un politico.

Torino: un altro dramma alla ThyssenKrupp, stavolta non per il lavoro ma per la sua mancanza. Luigi Roca, operaio, due figli, moglie e una vita piuttosto movimentata era riuscito a trovare lavoro come operaio interinale, ma ha saputo che il suo posto non sarebbe stato confermato, e si è ucciso impiccandosi in casa.

 
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