Il prefetto di Treviso autorizza il burqa per motivi religiosi

martedì 9 ottobre 2007

Donna che indossa il burqa, in Afghanistan

Vittorio Capocelli, prefetto della cittadina veneta di Treviso, ha legittimato l'uso del burqa (l'indumento di origine islamica che ricopre interamente il corpo della donna, lasciandole soltanto uno spazio per gli occhi) per motivi religiosi, ma solo qualora si proceda all'identificazione; plauso di Rosy Bindi, Ministro della famiglia, che ha dato l'ok alla decisione.

La determinazione prefettizia è il frutto di una attenta analisi legislativa, tra la legge 152/75 e la Circolare della Polizia di Stato del 2004. Proprio quest'ultima, secondo Capocelli, andrebbe abolita per evitare interpretazioni errate della legge.

L'autorizzazione o meno all'utilizzo del burqa è stata, nei mesi scorsi, un tema che ha sollevato molte polemiche tra gli esponenti della maggioranza di Governo, con il premier Romano Prodi che aveva dichiarato: «Se vuoi indossare il velo va bene, ma deve essere possibile vederti. Non puoi coprirti il volto». Diversa invece l'interpretazione del Ministro dell'interno, Giuliano Amato, che aveva bollato l'usanza come un'offesa alla dignità della donna. La scena politica è calda anche nella stessa Treviso, dove il "sindaco sceriffo", Giancarlo Gentilini, famoso per le sue stravaganti e talvolta pesanti dichiarazioni su omosessuali, clandestini ed islamici, aveva delegittimato l'uso del burqa, decisione questa ribaltata proprio dal Prefetto.

Ora è da vedere se il caso di Treviso potrà essere preso come esempio da seguire in tutto il Paese, lasciando così le donne islamiche libere di indossare il tradizionale vestito, senza però commettere reato.

Fonti