Il mare nostrum diventerà un nuovo mar Morto?

giovedì 13 settembre 2007

Ieri a Roma presso il Palazzo della Fao si è aperta la Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici che si protrarrà per tutta la giornata di oggi.

Tra i vari interventi in apertura è spiccato quello del ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, lo scenario presentato dal ministro è stato definito da diversi opinionisti e politici, come Altero Matteoli, decisamente catastrofista. Il mar Mediterraneo è stato paragonato al mar Morto: secondo quest'analisi l'incremento del riscaldamento delle acque che bagnano le coste italiane, sul lungo periodo, potrebbe portare alla scomparsa di quelle correnti capaci di portare la vitale ossigenazione agli organismi sottomarini e quindi ad una morte progressiva della flora e fauna del mediterraneo. Inoltre un altro effetto sarebbe l'incremento delle temperature anche sulla terra ferma, con un aumento della siccità. Pecoraro Scanio ha sottolineato come questo fenomeno inciderebbe molto di più sull'Italia, rispetto agli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, addirittura si quantifica questo incremento come quadruplo sul suolo italiano rispetto al resto del mondo.

Opposto alla visione del ministro, c'è chi, come il climatologo Franco Battaglia, imputa il fenomeno del riscaldamento correlato ai cicli solari.

Generalmente però tutti gli esperti e i politici concordano nel individuare nell'effetto serra una delle cause del riscaldamento globale che le osservazioni rilevano. A questo punto il dibattito scivola inevitabilmente sulle fonti energetiche: se il problema è il livello di immissioni di anidride carbonica nell'atmosfera è doveroso individuare delle fonti di energia pulite. Qui le analisi si spaccano: se alcuni come Casini dell'UDC propongono di reintrodurre il nucleare, usato ampliamente da francesi e tedeschi senza mai incidenti di rilievo, mentre altri come Massimo Cacciari, ritengono tale via una pazzia e suggeriscono di utilizzare l'energia solare ed eolica.

Sempre nell'ottica di ridurre le immissioni, si parla sempre del protocollo di Kyoto e della riduzione della produzione di anidride carbonica, mediante un più stretto controllo dei processi industriali e disincentivando l'uso delle automobili private, ma forse sarebbe il caso di domandarsi quanto gli incendi, molti dei quali dolosi, che hanno afflitto l'Italia nell'estate appena trascorsa, influiscano sul bilancio dell'inquinamento atmosferico.

È doveroso inoltre evidenziare come anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in allerta riguardo ai possibili esiti negativi dal punto di vista sanitario dovuti all'innalzamento delle temperature. Infatti le malattie tropicali, seguendo il cambiamento climatico, potrebbero salire verso nord, costringendoci a fare i conti con malattie oggi sconosciute in Italia. L'esempio lampante di ciò è la diffusione in tutta la penisola della famigerata zanzara tigre, che in condizioni ambientali favorevoli può diventare un micidiale vettore di virus, come è capitato per la Chikungunya nella provincia di Ravenna. Questo va sommato ai normali effetti del caldo intenso sull'organismo umano, che in particolare per le persone anziane può essere visto come un vero e proprio killer.

Fortunatamente accanto a tante notizie preoccupanti ce n'è anche qualcuna buona: il buco dell'ozono comincia a ridursi e si prevede che in 20 - 30 anni ritornerà ai livelli degli anni ottanta.

Fonti