Il caso Marrazzo – Tra ricatti e morti sospette

lunedì 30 novembre 2009

Il caso Marrazzo è iniziato come una vicenda di estorsione a danno del politico Piero Marrazzo da parte di quattro appartenenti all'arma dei Carabinieri, per lo scandalo conseguente Marrazzo ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Presidente della Regione Lazio. Due persone legate alla vicenda sono morte in circostanze non ancora del tutto chiarite.

Nel mese di luglio il governatore della regione Lazio, Piero Marrazzo, era stato sorpreso in compagnia di una transessuale[1], ma solo il 23 ottobre 2009 viene diffusa la notizia[2] che Marrazzo sarebbe stato ricattato da quattro persone, tutte appartenenti all'arma dei Carabinieri, in possesso di un video (mai mostrato pubblicamente sui mass media) che mostrerebbe un incontro tra il Governatore ed una transessuale, con apparente presenza di sostanze stupefacenti, avvenuto nel luglio precedente in un appartamento di via Gradoli, nella zona nord di Roma.[3][4][5] Tale relazione è stata descritta da Marrazzo come un rapporto mercenario occasionale, mentre la transessuale ha dichiarato di essere la fidanzata del Governatore e di frequentarlo da sette anni.[6][7]

In seguito al clamore mediatico sollevato dalla vicenda, dopo aver inizialmente negato il proprio coinvolgimento, Marrazzo ha ammesso il fatto, definendolo "frutto di una mia debolezza della vita privata",[8] autosospendendosi dalla carica di Presidente della Regione Lazio e trasferendo i poteri al Vice-Presidente e Assessore all'Urbanistica Esterino Montino.[9]

Il provvedimento è stato contestato da alcuni esponenti del Popolo della Libertà, in quanto l'autosospensione «non è prevista dallo statuto» regionale.[10][11] Il 26 ottobre Marrazzo si è dimesso ufficialmente dall'incarico di commissario regionale per la sanità[12] e il giorno successivo, mentre cerca rifugio in un monastero,[13] anche da Presidente della regione, aprendo la strada alle elezioni anticipate.[14]

Morte di Gianguerino Cafasso

Il 12 settembre muore Gianguerino Cafasso a 36 anni per arresto cardiaco. I successivi esami autoptici e tossicologici confermano la morte dovuta ad una overdose seguita all'assunzione di droga. Conosciuto negli ambienti della prostituzione transessuale della zona settentrionale di Roma come il protettore dei trans e spacciatore di droga, era stato indicato da un appartenente al gruppo dei carabinieri che ricattò Marrazzo il "confidente" nonché colui che girò di propria mano il filmato di via Gradoli.[1][15]

I genitori di Gianguerino hanno smentito le notizie che lo volevano spacciatore e pappone, e soprattutto confermando l'estraneità alla vicenda del figlio; il padre Pasquale Cafasso, parlò a Il corriere della sera dei timori del figlio dovuti alla vicenda e le paure di morire ed essere seguito da sconosciuti nei giorni subito antecedenti alla sua morte[15][16]:

« Hanno anche detto che era un confidente dei carabinieri arrestati, macché confidente. Poco tempo prima che lo trovassero morto, mi raccontò che voleva lasciare il suo appartamento in affitto a Roma perché li dentro accadevano cose strane cose, lui faceva il guardiano in una fabbrica con la sua compagna che faceva le pulizie, noi sapevamo che si chiamava Jennifer ma ignoravamo che fosse un trans. Mio figlio diceva che quando tornava la sera trovava le cose spostate, una volta le camicie nell'armadio, un'altra gli oggetti personali, anche il mobilio. Diceva: papà, io devo andarmene non mi sento al sicuro... »

Morte di Brenda

Il 20 novembre Brenda, una delle due transessuali coinvolte nello scandalo, viene trovata morta soffocata nel suo appartamento in via dei Due Ponti in seguito a un incendio scoppiato nella notte all'interno della casa[17]. L'autopsia sul cadavere confermerà la morte per asfissia dovuta all'esalazione di monossido di carbonio. L'8 novembre, Brenda era stata aggredita da alcuni sconosciuti, da lei identificati come romeni, che le avevano portato via il cellulare. Nella scena del crimine viene ritrovato il suo computer bagnato nel lavandino, alcune valigie vicino alla porta - forse chiusa dall'esterno, e un secondo cellulare sparito. Le indagini che seguono volgono a ricostruire i tabulati delle chiamate della trans partiti da un terzo cellulare. Le transessuali vicine alla vittima confermano in seguito che lei «è stata ammazzata in casa sua, abbiamo subito pensato noi tutte: non suicida ma suicidata, secondo una consolidata tradizione italiana», non solo per i suoi rapporti con Marrazzo ma anche per altri nomi più importanti che avrebbe intrattenuto e per i quali sarebbe stata uccisa.[18][19][20]

Dopo che dalle prime rilevazioni effettuate dalla polizia scientifica non sono apparsi segni evidenti della presenza di altri soggetti oltre Brenda nell'appartamento, non è andato a escludersi la pista dell'incidente in casa, anche se elementi come il computer immerso nell'acqua e la porta chiusa con delle mandate ma con le chiavi ugualmente inserite hanno fatto riaprire il caso della morte di Cafasso, giudicando ambedue le morti come «misteriose e strane». Secondo gli inquirenti il computer potrebbe essere stato messo nell'acqua per due motivi totalmente opposti: salvare le informazioni dal fuoco scoppiato nell'appartamento, rendere inutilizzabile e illeggibili i dati al suo interno.[20]

Secondo le colleghe della vittima, Brenda era in procinto di partire per il Brasile a causa della vicenda e della depressione che le era sorta.[20]

Fonti

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Note

  1. 1,0 1,1 http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2009/11/20/visualizza_new.html_1619369720.html
  2. «Marrazzo ricattato per un video». La Repubblica, 23-10-2009. URL consultato in data 26-10-2009.
  3. «Lo stesso condominio del sequestro Moro». La Repubblica, 24-10-2009. URL consultato in data 26-10-2009.
  4. «"Siamo stati usati per ricattarlo"», La Stampa, 25-10-2009. URL consultato in data 26-10-2009.
  5. «Marrazzo, per l'incontro con il trans 5mila euro e una banconota arrotolata». URL consultato il 28-10-2009.
  6. «Natalie interrogata dal Ros: Ero la fidanzata di Piero». URL consultato il 1-11-2009.
  7. «Lazio, Marrazzo si autosospende». URL consultato il 1-11-2009.
  8. «Marrazzo lascia: "Mi autosospendo. Una debolezza della mia vita privata"». La Repubblica, 24-10-2009. URL consultato in data 26-10-2009.
  9. «"Lazio, Marrazzo si autosospende "È stata una debolezza privata"»». La Stampa, 24-10-2009. URL consultato in data 26-10-2009.
  10. «Caso Marrazzo, il Pdl chiede elezioni. «Autosospensione incostituzionale»». Corriere della Sera, 25-10-2009. URL consultato in data 27-10-2009.
  11. Marrazzo autosospeso, è polemica Gasparri: "Pronti ad azioni legali". Repubblica.it, 25-10-2009. URL consultato il 28-10-2009.
  12. «Marrazzo rimette il mandato di commissario regionale per la sanità». Corriere della Sera, 26-10-2009. URL consultato in data 27-10-2009.
  13. «Marrazzo, il giallo del ritiro spirituale. — Nessun monastero lo vuole accogliere». Corriere della Sera, 27-10-2009. URL consultato in data 27-10-2009.
  14. «Marrazzo, ufficializzate le dimissioni. «Basta, voglio chiudere con la politica»». Corriere della Sera, 27-10-2009. URL consultato in data 27-10-2009.
  15. 15,0 15,1 http://www.libero-news.it/adnkronos/view/229153
  16. http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_22/caccia-cafasso-genitori_7c0eb216-d745-11de-a7cd-00144f02aabc.shtml
  17. «Morta trans Brenda, il corpo carbonizzato». URL consultato il 20-11-2009.
  18. http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo466606.shtml
  19. http://www.ilgiornale.it/roma/brenda_ora_tutti_abbiamo_paura/21-11-2009/articolo-id=400784-page=0-comments=1
  20. 20,0 20,1 20,2 http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/marrazzo-spiato-1/morta-brenda/morta-brenda.html
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