Gli ospedali sono i posti meno sicuri per il trattamento degli infarti

sabato 5 gennaio 2008

Gli studi rivelano che le persone colpite da arresto cardiaco hanno una probabilità di morte maggiore in un ospedale rispetto ad un aeroporto affollato.

Lo studio, pubblicato dal New England Journal of Medicine, rivela che in un terzo dei casi di infarto negli ospedali degli Stati Uniti d'America dottori e infermieri non sono completamente preparati a rispondere con efficienza, aumentando così il rischio di lesioni celebrali e la morte. Questo deficit di preparazione del personale medico contribuisce ogni anno, secondo i ricercatori, all'arresto cardiaco di 6.789 pazienti in 369 ospedali. Le guide mediche raccomandano che un paziente debba essere rianimato entro due minuti, con l'uso del defibrillatore.

Senza l'utilizzo del defibrillatore, solamente il 22,2% dei pazienti sopravvive abbastanza per essere dimesso dall'ospedale, contro una percentuale di decessi di poco inferiore al 40%. Nelle strutture non ospedaliere, come un casinò o un aeroporto, invece, c'è una possibilità pari al 50% di sopravvivere, poiché i defibrillatori sono realmente efficaci.

I ricercatori concludono che è sempre più consueto rimandare o sostituire l'utilizzo del defibrillatore: questa abitudine è infatti associata ad una diminuzione dei casi di sopravvivenza post-attacco cardiaco.


Wikinews
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Questo articolo, o parte di esso, deriva da una traduzione di Study suggests hospitals are not the best place for cardiac arrest treatment, pubblicato su Wikinews in inglese.