Crisi energetica a Gaza: disattivata la centrale elettrica

lunedì 21 gennaio 2008 Da ieri sera l'unica centrale elettrica nella Striscia di Gaza ha smesso di erogare corrente elettrica, a causa della mancanza di carburante.

La Striscia di Gaza

La Striscia di Gaza, sotto il controllo di Hamas, è sottoposta da Israele a rigide restrizioni nei rifornimenti che hanno portato all'esaurimento del combustibile. L'esercito israeliano, a seguito degli ultimi lanci di razzi Qassam e colpi di mortaio dalla Striscia verso le colonie israeliane - almeno 200 da martedì - ha sigillato la Striscia, causando la crisi energetica nell'intera Striscia: 360km2 per un milione e mezzo di abitanti, in condizioni economiche già precarie.

Solo la zona di Rafah, nel sud, riceve energia dall'Egitto (il 15% del fabbisogno della Striscia), mentre le forniture provenienti da Israele (il 50-70% del fabbisogno) sono state ridotte da alcuni mesi, a causa di guasti agli elettrodotti.

Il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, dalla Siria dove si trova in esilio, ha chiesto la solidarietà dei paesi arabi, denunciando la grave situazione dei palestinesi a Gaza.

Secondo fonti di Hamas ci sarebbero già state alcune vittime, negli ospedali, a causa del blackout, e la crisi energetica costringerà a scegliere come suddividere l'energia tra i vari reparti ospedalieri, causando inevitabilmente nuovi morti, nonché il blocco dei forni per la preparazione del pane.

L'UNRWA (United Nations Relief Works Agency - agenzia delle Nazioni Unite per il supporto dei rifugiati palestinesi) segnala che si rischia la crisi umanitaria, mancando energia sufficiente a servire gli ospedali ed a garantire i servizi essenziali: «questa logica sfida le norme umanitarie di base - riferisce Christopher Gunness, portavoce dell'UNRWA.

Anche la Commissione Europea avrebbe chiesto ad Israele di riprendere i rifornimenti di carburante, condannando la "punizione collettiva" di Gaza ed esortando Hamas a cessare il fuoco.

La replica israeliana

modifica

Il governo israeliano ha replicato accusando Hamas di creare artificialmente la crisi umanitaria, affermando che effettivamente le forniture provenienti da Israele sono diminuite, ma che comunque la Striscia riceverebbe i 3/4 del fabbisogno elettrico. Il portavoce del governo israeliano ha anche accusato Hamas di garantire l'attività delle fabbriche di razzi Qassam, riducendo la disponibilità ad ospedali e all'uso domestico di sua iniziativa. Inoltre avrebbe garantito che Israele non intende causare una crisi umanitaria.

Un altro portavoce ha criticato le Nazioni Unite affermando che non si sono sentite parole di condanna dei lanci di razzi da parte dell'ONU.

Oggi il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, ha affermato che la popolazione di Gaza non tornerà ad una situazione normale fintantoché la città di Sderot subirà ancora lanci di razzi e mortai (che continuano, sebbene scarsi, nonostante il blocco di Gaza), costringendo gli abitanti di Sderot a vivere a loro volta una situazione difficile. Livni ha quindi rimarcato la necessità che Hamas si assuma le sue responsabilità di governo.