Cossiga scrive a Berlusconi sulle polemiche contro i senatori a vita

20 maggio 2006

Francesco Cossiga

Dopo il voto di fiducia al Senato, non si fermano le polemiche contro il voto dei senatori a vita. Dopo gli attacchi del centrodestra, che hanno accusato i senatori a vita di immoralità durante il voto di fiducia, fischiandoli mentre dichiaravano il proprio voto, oggi il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga ha scritto a Silvio Berlusconi per protestare contro l'atteggiamento, giudicato infame, dei senatori della Casa delle Libertà per stigmatizzare l'indegna gazzarra inscenata dai gruppi parlamentari della Casa delle Libertà mentre esprimevano il loro voto a favore della mozione di fiducia al governo Prodi i senatori a vita, di diritto e di nomina presidenziale (parole di Cossiga).
Nella lunga missiva, il presidente difende innanzitutto i senatori a vita che prestano servizio alla Repubblica da molti decenni, da Giulio Andreotti, che la Casa delle Libertà aveva proposto alla presidenza del Senato, a Oscar Luigi Scalfaro, a Carlo Azeglio Ciampi, che era stato più volte invocato dal centrodestra perché accettasse la rielezione alla Presidenza della Repubblica:

« La contestazione ha coinvolto non solo me, Andreotti e Scalfaro, 'ragazzotti' che da oltre mezzo secolo 'battono' le strade della politica e che a ben più violenti tipi di scontro e di colluttazione, di insulti e di imprecazioni, e da pulpiti politicamente ben più solenni del vostro, dalla destra di Giorgio Almirante alla sinistra di Giancarlo Paietta, ma con minore astio, maleducazione e cattiveria, sono adusi, ma per i due nuovi senatori a vita che per l'ambiente finora professionalmente frequentato, le severe stanze della Banca d'Italia e gli alacri studi di progettazione d'alto livello, pensavano di trovarsi nel 'salotto buono' della politica italiana, tra l'altro architettonicamente copia della Camera dei Deputati del Regno di Sardegna, a Palazzo Carignano, in Torino, e si sono trovati per colpa vostra sbalzati in un ambiente da suburra di quartiere malfamato della Roma della decadenza! »
(Lettera a Silvio Berlusconi del 20/05/06 - Francesco Cossiga)

Quindi il senatore Cossiga attacca apertamente Berlusconi per l'accusa di immoralità rivoltagli: non si trattava, scrive Cossiga, di una sua scappatella con una venezuelana, che poteva essere giustamente detta immorale, bensì di politica e di servizio dello Stato che

« sono stati per me e per la mia famiglia cosa troppo seria, perché io possa accettare accuse di immoralità da un, anche se simpatico ed abile, Paperon de' Paperoni prestato alla politica, e non senza utile personale! »
(Lettera a Silvio Berlusconi del 20/05/06 - Francesco Cossiga)

Infatti, come egli stesso ricorda, il presidente Cossiga ha ricoperto numerose cariche istituzionali, e, nell'elencarle, non manca di attaccare il deputato Berlusconi:

« nella mia vita politica, nelle elezioni cui ho preso parte e con leggi elettorali ben più serie, ho raccolto centinaia di migliaia di voti individuali di preferenza e che ho ricoperto non poche cariche pubbliche: consigliere comunale, deputato, senatore, più volte sottosegretario di Stato, anche con deleghe delicate, più volte ministro, presidente del Senato ed infine presidente della Repubblica (di qualche legittimazione politica ed istituzionale sarò pure dotato, pur non avendo costruito Milano II, e non essendo proprietario di Fininvest, Publitalia, Mediaset e Mediolanum e di, pare, sedici tra ville e palazzi) »
(Lettera a Silvio Berlusconi del 20/05/06 - Francesco Cossiga)

Infine, il senatore a vita non manca di ricordare all'ex-premier la vicenda relativa alla fiducia al suo primo governo, che Berlusconi ottenne il 18 maggio 1994, per un solo voto e con il favore dei senatori a vita:

« Fui autorevolmente incaricato (io, che non avevo alcuna intenzione di votare a suo favore) di 'organizzargliene' una (di fiducia)! I senatori erano trecentoventisei, di cui undici erano senatori a vita, presenti in Aula furono trecentoquindici e trecentoquattordici i votanti; centocinquantotto voti era la maggioranza richiesta. Votarono si' centocinquatanove senatori, centocinquantatré furono i contrari e due gli astenuti, che al Senato valgono per voto contrario. Il governo Berlusconi ottenne la fiducia per un solo voto, a garantirla tre senatori a vita: Giovanni Agnelli, Francesco Cossiga e Giovanni Leone »
(Lettera a Silvio Berlusconi del 20/05/06 - Francesco Cossiga)

Conclude il presidente emerito Cossiga:

« Nessuna accusa di immoralità ci fu rivolta né dalla sinistra né... da te! »
(Lettera a Silvio Berlusconi del 20/05/06 - Francesco Cossiga)

Riferimenti esterni

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Il testo della lettera di Cossiga