Caso Abu Omar, al via il processo a Pollari

venerdì 8 giugno 2007

È iniziato stamani, davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano, il processo per il rapimento dell'ex imam ambrosiano Abu Omar, presieduto da Oscar Magi. Per la vicenda sono imputati alcuni ex vertici del Sismi, il servizio segreto militare italiano, oltre ad una serie di agenti della Cia.

All'udienza di oggi era presente un solo imputato: l'ex dirigente Sismi Luciano Di Gregorio. L'avvocato Titta Madia, che difende assieme ad altri Nicolò Pollari, già direttore del Sismi, ha dichiarato che il suo assistito si presenterà in aula «non appena la sua presenza in questo dibattimento sarà utile, anche in relazione a motivi legati alla sua sicurezza».

Gli avvocati Giuseppe Ciorra e Raffaele Di Troia hanno sollevato due eccezioni preliminari. Il primo ha domandato che il processo si celebrasse a porte chiuse, sì da garantire la riservatezza degli imputati; il secondo, invece, ha richiesto di non essere ripreso dalle telecamere. Dopo una breve interruzione, il giudice Magi ha respinto entrambe le richieste, ritenendo che è «nell'interesse nazionale» tenere il processo a porte aperte, autorizzando al contempo le riprese videofotografiche.

In apertura del dibattimento, il pubblico ministero Ferdinando Pomarici ha dichiarato che sulla vicenda del rapimento dell'imam non può essere invocato il segreto di Stato. In tal senso, ha prodotto alla corte un comunicato ufficiale del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Sussiste, comunque, la possibilità che il procedimento venga subito "congelato", nell'ipotesi che il tribunale decida di accogliere le richieste di sospensione preannunciate dai legali di alcuni degli imputati. È pendente, infatti, presso la Corte Costituzionale un giudizio sul conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, promosso dall'Esecutivo, secondo cui la Procura milanese avrebbe violato le norme sul segreto di Stato.

In attesa di riscontro è anche la richiesta di estradizione degli agenti statunitensi, presentata dal governo federale americano. Su di essi pende un mandato di cattura internazionale.

Abu Omar vuol venire in Italia

I legali, coordinati dall'avvocato Carmelo Scambia, hanno depositato l'atto di costituzione di parte civile. In esso è affermato che «la parte offesa, quale conseguenza direttamente connessa alla condotta contestata agli imputati, ha visto mortificata la propria attività e vita di relazione, e si è vista negare la possibilità per lungo tempo di vedere e intrattenere rapporti coi propri famigliari e con le persone a lei care».

L'avvocato Montasser al-Zayat, impegnato nel patrocinio dell'imam, ha dichiarato che Abu Omar «sta seguendo quello che sta succedendo, è molto contento perché siamo arrivati al dunque, e vuole venire a tutti i costi in Italia per partecipare a questo processo», superati gli «ostacoli posti dalle autorità egiziane, anche a costo di andare in prigione». L'imam, infatti, è indagato dalla stessa Procura di Milano per terrorismo internazionale.

Il commento di Di Gregorio

Sono «pronto ad affrontare a viso aperto questo processo», ha dichiarato Luciano Di Gregorio, unico imputato presente oggi in aula, che ha aggiunto: «Sono 33 anni che faccio questo tipo di lavoro, e che lavoro per la legge, non vedo perché ora io non debba avere fiducia in essa».

Il rapimento

Abu Omar fu rapito a Milano nel 2003, nelle vicinanze del centro islamico di viale Jenner. Da lì, sarebbe stato condotto dapprima nella base di Aviano, poi in Germania e da ultimo in Egitto, dove fu rinchiuso in carcere.

Per l'episodio, il Tribunale di Milano ha rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in sequestro di persona l'ex direttore del Sismi, il generale Nicolò Pollari, ed altre 58 persone, tra cui 26 agenti americani della Cia.

Prossima udienza il 18 giugno prossimo

La prossima udienza del processo si terrà il 18 giugno prossimo, quando il giudice Oscar Magi deciderà sulla richiesta di sospensione avanzata dalla difesa di alcuni degli imputati.

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