Breno: Italia Nostra critica il nuovo teatro delle suore messicane

domenica 24 agosto 2008

Municipio di Breno, Val Camonica

L'associazione ambientalista e di salvaguardia dei beni culturali Italia Nostra, che aveva recentemente presentato un esposto contro il progetto del nuovo teatro delle suore messicane di Breno, ne ha bloccato l’operazione con l’appoggio della Sovrintendenza.

La presidente della sezione Valle Camonica, Anna Maria Baschè, spiega: «è difficile capire come sia stato possibile progettare a ridosso della chiesa parrocchiale un edificio a cilindro dal diametro di circa 12 metri e alto 14 e 50, oltre che rivestito esternamente in lamiera d’acciaio: una specie di gigantesco bidone incombente sull’abside del Duomo. Ciò è segno una decadenza che è anche frutto delle scelte urbanistiche poco lungimiranti fatte nell’ultimo secolo, che hanno eliminato molti degli angoli più piacevoli e suggestivi della cittadina per creare luoghi tanto inospitali quanto sgradevoli».

Questa critica di Italia Nostra è volta a prevenire degli scempi architettonici, come quelli che nel passato hanno già ferito la cittadina, già a partire dal 1931, quando venne demolito il Tribunale della Serenissima «con tanto di saloni e cappella affrescati, per fare posto alla farmacia in brutto stile Littorio».

Di seguito, alla fine degli anni ’50, l'edificazione nel centro di Breno del Palazzo degli uffici, che la presidente di Italia Nostra definisce «una specie di astronave aliena sotto forma di "casa del soviet", arrivato a rimpiazzare le antiche caserme, originariamente un convento, completamente demolite».

Così come l’albergo Fumo, «sventrato per far porto a un orrendo condominio degno della periferia di Sampierdarena. La sua monumentale scalinata e il grande camino del ’500 in pietra di Sarnico sono finiti, si mormora, la prima in un’abitazione, e il secondo in un rifugio alpino».

E da ultimo, in rapida successione, vengono citati l’antica Pretura del Regno, abbattuta negli anni ’70, i palazzi Gentilizzi, Rusconi e Cattaneo completamente svuotati, o ancora la storica scaletta con il relativo brolo, oggi scomparsi.

Conclude la Baschè: «Proprio per queste ragioni abbiamo suggerito che per il teatro delle suore messicane sia lanciato un concorso di progettazione in forma aperta, affinché anche alle giovani promesse dell’architettura, che oggi non mancano in Italia, e non soltanto ai soliti pochi noti, sia offerta l’opportunità di formulare la propria proposta progettuale»

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