"Gli sprechi non sono etici" - La filosofia di Marchionne

martedì 25 agosto 2009

Sergio Marchionne

«Gli sprechi non sono etici». È questa la strategia di lungo termine di Sergio Marchionne alla quale dovranno iniziare ad abituarsi in Chrysler, almeno alla luce delle dichiarazioni che sono rimbalzate ieri da Detroit e alle quali il Detroit News ha dato ampio risalto.

Le agenzie italiane hanno battuto la notizia della riorganizzazione di Chrysler in un'ottica di efficienza, sottolineando come il modello Fiat abbia piacevolmente sorpreso i dipendenti americani che, al loro rientro dalle ferie, hanno trovato pareti tinteggiate a nuovo, l'annuncio del piano "World Class Manufacturing", una scritta di bentornati al lavoro ma anche la ferrea decisione di condurre una lotta senza quartiere agli sprechi che passano, ad esempio, attraverso i movimenti inutili degli addetti, i rallentamenti dei flussi di lavoro o le troppe movimentazioni dei materiali, come ci insegna Taiichi Ohno.

Il giornale americano, in verità, parla anche di una sorta di piccolo shock dovuto al cambiamento radicale delle abitudini quotidiane come, ad esempio, il probabile obbligo di indossare una divisa e il divieto di portare presso la propria postazione di lavoro più di una bottiglia di acqua alla volta, secondo le regole più ferree della metodologia delle 5S che predica ordine, pulizia e razionalizzazione dell'ambiente di lavoro.

La rivoluzione targata Fiat punta ad aumentare l'efficienza con un migliore utilizzo delle risorse umane, a partire dalla formazione di gruppi di lavoro snelli e dinamici nei quali i dipendenti sono addestrati a svolgere tutti i lavori e non solo uno come nella vecchia tradizione. Ridotto il numero dei supervisori, ai singoli responsabili dei gruppi verrà, invece, data maggiore responsabilità perché, come la filosofia dell'eccellenza ci insegna, la prima qualità si fa presso il genba (in giapponese "postazione di lavoro") e non negli uffici con moquette e aria condizionata.

20 i pilastri dell'efficienza sui quali verrà rifondata Chrysler che, attraverso una riduzione dei margini di errore, un piano di formazione intensiva per tutti i livelli e una maggiore precisione, si appresta ad entrare in una stimolante gara con gli altri stabilimenti Fiat per stabilire chi si meriterà, alla fine, la palma di impianto più efficiente.

Oltre a questo, per ora, non si sa altro perché, nonostante in Italia si predichi che Chrysler si appresta a diventare più "aperta e trasparente", il Detroit News sottolinea maliziosamente che gli operai americani intervistati hanno richiesto l'anonimato perché hanno il divieto di parlare con i giornalisti.

Un'unica certezza, dunque. Il metodo di produzione Toyota, già adottato in precedenza dal colosso americano con scarsi risultati, verrà ora implementato sul serio. Niente più auto portate alla fine della produzione per poi correggerne eventuali difetti ma linee produttive bloccate immediatamente alla prima avvisaglia di problemi e massima attenzione a non sprecare perché gli sprechi l'automotive non se li può più permettere oltre a non essere più politicamente corretti.

Fonti