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<big>'''<big><big>VIAGGIO UMANITARIO DEL CIS IN RUANDA</big></big>'''</big>
 
{{data|10 marzo 2017}}
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/5c/Le_verdi_colline_del_Ruanda.jpg
 
<big>'''KENIA'''</big>
 
Il viaggio umanitario del CIS (Cooperazione italiana solidarietà) di quest’anno consisterà nel portare ambulanza, ecocardiografo e materiale sanitario più land rover a tre ospedali in: Kenia, Sud Sudan, Ruanda. Arrivati a Mombasa in piena notte, al controllo doganale il personale ci avverte che i pacchi di farmaci portati verranno confiscati perché illegali. Bisogna avere una speciale autorizzazione ministeriale. L’addetto si ammorbidisce di fronte a due bottiglie di vino. Purtroppo dobbiamo aspettare un’ora decente per andare dalle suore della Consolata a sistemare gli zaini ed il bagaglio. Poco dopo eccoci all’agenzia che si occupa dello sdoganamento, purtroppo è situata nell’isola; per raggiungerla dobbiamo fare una lunga fila in attesa del traghetto. Per l’attraversamento di un brevissimo braccio di mare impieghiamo ogni giorno oltre un’ora. Capisco subito che l’agenzia scelta lascia molto a desiderare come impegno e serietà : promette mare e monti, poi invece dobbiamo aspettare otto giorni per lo sdoganamento dei mezzi. Uno dei tre compagni impazientito riparte da solo dopo qualche giorno di attesa. Piero R. e Roberto R. invece accettano pazientemente di attendere i mezzi. Suor Maria Antonia, intraprendente ed onnipresente madre superiora, è attenta ad ogni nostra richiesta pur essendo oberata da mille impegni: l’ospedale, l’ambulatorio, la scuola materna, la gestione della missione. Monsignor Bertin vescovo di Mogadiscio, attualmente a Gibuti mi ha dato un ottimo consiglio indirizzandomi a questa missione. La suora, come anche il prelato erano stati a Mogadiscio negli anni di guerra e terrorismo. Decido di lasciare il mio ecocardiografo preso con Roberto a Vienna grazie alla generosità dell’ingegner Zeller Wolfgang, lì alla missione, in attesa che venga portato a circa mille chilometri a nord in un ospedale bisognoso ( Wamba ). Non abbiamo capito perché l’ambulanza l’abbiano parcheggiata in una zona del porto distante parecchi chilometri da dove hanno lasciato il land rover. Con molta pazienza riusciamo a recuperare i due mezzi ed a partire nel pomeriggio. La suora insiste a darci una guida che ci accompagnerà fino a Nairobi, che in pratica poi si rivelerà di nessun aiuto. Usciti dal porto imbocchiamo la strada per Nairobi, molto trafficata da autocarri specie in quest’ora dove, alla periferia nord est, dovrebbe attenderci all’ospedale Neema Ruaraka il dr. Morino Gianfranco, fondatore dello stesso nosocomio, che vi lavora da oltre venticinque anni. Ci ha riservato una stanza per ognuno. Per il traffico caotico e pericoloso specie di notte, dobbiamo saltare questa tappa perché la nostra media oraria non ci permette di andare più forte. Questa prima notte, di comune accordo dormiamo in auto, aggiustandoci come possiamo. Il pomeriggio successivo siamo a Nakuru, grande città a nord di Nairobi sulla direttiva per Kampala. Avremmo dovuto andare a Giuba in sud Sudan dai salesiani che gestiscono una missione dove accolgono bambini abbandonati ed orfani. Purtroppo, pur avendo i visti d’ingresso dobbiamo malvolentieri rinunciarvi, i lunghi tempi di attesa alle frontiere rallentano la marcia.
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Come sempre è stato un viaggio faticoso, che ha messo a dura prova il nostro carattere. Abbiamo comunque fatto un’esperienza che non dimenticheremo. Il mio grazie va agli amici che hanno partecipato dividendo le gioie ed i dolori, a coloro che ci hanno aiutato ed ai giornalisti che ci hanno permesso di fare conoscere queste cose. Grazie a tutti ! Pier Luigi Bertola presidente onlus CIS.
 
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