Il Governo Renzi mette in vendita Poste Italiane ed ENAV: differenze tra le versioni

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Ieri il Governo [[Matteo Renzi|Renzi]] ha varato la vendita del 40% di Poste Italiane, attraverso un'[[w:offerta pubblica di vendita|offerta pubblica di vendita]] sul mercato azionario, e del 49% di ENAV, per la quale potrebbe esserci una trattativa diretta con i possibili acquirenti. Dalla vendita il Governo prevede di ricavare circa 4-5 miliardi di euro, i quali potrebbero servire a ridurre il debito pubblico italiano, che a marzo si attesta a {{TA|2 120}} miliardi di euro.
 
[[w:Poste Italiane|Poste Italiane]] è un'azienda sana, a totale controllo pubblico, che nel 2013 ha portato nelle casse dell'[[w:erario|erario]] un utile netto di 1 miliardo di euro. Con questa operazione lo Stato dovrà rinunciare a 400 milioni di euro all'anno di [[w:profitto|profitti]] in cambio di circa 4 miliardi di euro derivanti dalla vendita, rendendopari ilagli saldoutili negativodi 10 anni, dopo solii 10quali annil'operazione sarà in perdita.
 
Inoltre la redditività del gruppo Poste Italiane è superiore al costo medio del [[w:debito pubblico|debito pubblico]]: infatti l'utile netto corrisponde a circa il 10% della [[w:Capitalizzazione azionaria|capitalizzazione]] prevista, ben superiore al 4% di interesse medio che l'Italia ha pagato nel 2013 ai detentori di [[w:Titolo di Stato|titoli di Stato]]. Questo significa che se anche tutti gli introiti derivanti dalla vendita delle Poste andassero ad abbattere il debito pubblico, si avrebbero minor introiti per 400 milioni di euro a fronte di un risparmio sugli interessi di 160 milioni di euro, con un saldo negativo di ben 240 milioni all'anno.