Dopo Pompei, anche Roma fa la sua parte: crolla un muro al Pincio: differenze tra le versioni

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Se ne era avuto un accenno con la caduta di pezzi d'intonaco al [[w:Colosseo|Colosseo]], a cui avevano fatto da controcanto i crolli delle [[w:Mura leonine|Mura leonine]], di un muro a [[w:Villa Medici|Villa Medici]] e di frammenti della [[w:Basilica di San Pietro in Vincoli|Basilica di San Pietro in Vincoli]].
 
Ora è toccato al [[w:Pincio|Pincio]] il triste ruolo di protagonista della stagione di degrado dell'architettura capitolina. Durante la notte, si è letteralmente sbriciolato, per una lunghezza di 9 metri e una profondità di 20 centimetri, il rivestimento murale che protegge il secondo dei tre tornanti attraverso cui si sonda la strada che, secondo il progetto di [[w:Giuseppe Valadier|Giuseppe Valadier]], collega la terrazza del Pincio a [[w:Piazza del Popolo (Roma)|Piazza del Popolo]]. Fortunatamente, l'ora notturna ha scongiurato conseguenze peggiori: non si registrano, infatti, ulteriori danni a persone o cose.
 
Il sovrintendente ai Beni Culturali di Roma, [[w:Umberto Broccoli|Umberto Broccoli]], se la prende con gli eccessi del clima, l'avvicendarsi gli inverni molto piovosi e nevosi con estati infuocate, ma il vero responsabile, in questo come in altri episodi, sembra essere l'irrimediabile incuria e insensibilità dell'uomo e delle istituzioni, incapaci di proteggere, dalle ingiurie del tempo e del clima, le emergenze architettoniche che costellano gli antichi centri storici delle città.