Dopo Pompei, anche Roma fa la sua parte: crolla un muro al Pincio: differenze tra le versioni

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Dopo che [[w:Pompei|Pompei]], con le sue storie di ordinario abbandono, aveva monopolizzato le cronache mediatiche, anche la [[w:Roma|Città eterna]] ha reclamato un suo ruolo e ha cominciato a farsi spazio con analoghe cronache di degrado architettonico e archeologico.
 
Se ne era avuto un accenno con la caduta di pezzi deld'intonaco al [[w:Colosseo|Colosseo]], a cui avevano fatto da controcanto i crolli delle [[w:Mura leonine|Mura leonine]], di un muro a [[w:Villa Medici|Villa Medici]] e di frammenti della [[w:Basilica di San Pietro in Vincoli|Basilica di San Pietro in Vincoli]].
 
Ora è toccato al [[w:Pincio|Pincio]] il ruolo triste di protagonista della stagione di degrado dell'architettura capitolina. Durante la notte, si è letteralmente sbriciolato, per una lunghezza di 9 metri e una profondità di 20 centimetri, il rivestimento murale che protegge il secondo dei tre tornanti attraverso cui si sonda la strada che collega la terrazza del Pincio a [[w:Piazza del Popolo (Roma)|Piazza del Popolo]]. Fortunatamente, l'ora notturna ha scongiurato conseguenze peggiori: non si registrano, infatti, ulteriori danni a persone o cose.
 
Il sovrintendente ai Beni Culturali di Roma, [[w:Umberto Broccoli|Umberto Broccoli]], se la prende con gli eccessi del clima, l'avvicendarsi gli inverni molto piovosi e nevosi con estati infuocate, ma il vero responsabile, in questo come in altri episodi, sembra essere l'irrimediabile incuria e insensibilità dell'uomo e delle istituzioni, incapaci di proteggere, dalle ingiurie del tempo e del clima, le emergenze architettoniche che costellano gli antichi centri storici delle città.
 
Il sindaco [[w:Gianni Alemanno|Gianni Alemanno]], giunto sul posto per un sopralluogo, si è dichiarato comunque ottimista, indicando in soli 15 giorni la durata dell'intervento di messa in sicurezza e ripristino. Il danno per le casse del comune è stato da lui quantificatostimato in 300.000 euro.
 
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