Il governo vuole spostare tutte le feste non-religiose alla domenica successiva: differenze tra le versioni

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Versione delle 11:51, 20 ago 2011

sabato 20 agosto 2011 Il governo con le misure anti-crisi sta decretato in modo che tutte le festività non religiose vengano spostate alla domenica successiva, in modo da evitare i cosiddetti "ponti". Questa norma colpisce così le tre più importanti festività nazionali: la festa dei lavoratori (1 maggio), la Festa della Repubblica (2 giugno) e soprattutto la festa della liberazione (25 aprile).

Cosa succederebbe negli Stati Uniti se Barack Obama spostasse alla domenica successiva la celebrazione del "giorno dell'Indipendenza" (4 luglio) o "del giorno del Ringraziamento" (che cade l'ultimo giovedì di novembre)? O se Nicolas Sarkozy spostasse la celebrazione della presa della Bastiglia? Eppure, il 14 luglio sta ai francesi come il 25 aprile sta all'Italia. Tali simboli assieme ad altri, come l'inno nazionale, la bandiera o la storia di un Paese, sono "fattore d'integrazione" dell'ordinamento statale, formano il popolo di una nazione: Michael Walzer coniò la definizione "americani col trattino" (hyphenated Americans). Difatti il popolo statunitense è formato da indiani, immigrati spagnoli, cinesi, italiani che si definiscono americani in quanto si riconoscono nei simboli patri.

Lo spostamento di tali festività avrà ripercussioni a livello sociale ed economico, in quanto ci sarà una maggiore produttività per l'abolizione dei "ponti". Tuttavia, il gioco non vale la candela: infatti, Federalberghi ha osservato che all'aumento della produttività per lo spostamento delle feste si ha una analoga contrazione dei consumi.

Bisogna dire anche che alcuni nostri governanti hanno più volte, nella loro carriera politica, criticato la celebrazione della Resistenza, prospettato la soppressione della festa del lavoro, dileggiato la bandiera e l'inno della Repubblica e si sono opposti alla celebrazione del Centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. Un esempio è il ministro del federalismo, il senatùr Umberto Bossi, il quale è stato condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il tricolore, "Il tricolore lo metta al cesso, signora", nonché di aver chiosato "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore".

Anche l'ANPI, l'associazione nazionale partigiani italiani, si è fatta sentire attraverso un comunicato stampa:

« L'ANPI - si sottolinea - portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale »

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Fonti