Caso Welby: il gip chiede l'imputazione per l'anestesista Riccio
venerdì 8 giugno 2007
Il giudice per le indagini preliminari di Roma, Renato Laviola, ha disposto l'imputazione coatta per il dottor Mario Riccio, l'anestesista che aiutò la morte di Piergiorgio Welby. L'accusa è di omicidio del consenziente.
La decisione del gip giunge nonostante la richiesta di archiviazione del procedimento, rinnovata dalla Procura romana, che è ora tenuta ad esercitare l'azione penale contro il medico.
Secondo il giudice Laviola, la morte di Welby - affetto da una forma gravissima di distrofia muscolare progressiva - è «un caso di eutanasia "passiva", estrinsecata nell'intervento attivo dell'anestesista». Secondo il gip, dunque, ininfluente è il richiamo al diritto a rifiutare le cure per motivi etici e religiosi: il dottor Riccio, infatti, non era il medico curante del paziente e si è recato a Roma appositamente per interrompere la ventilazione di Welby, violando così il diritto alla vita che, seppure non codificato, va ricavato dalle norme che puniscono l'omicidio del consenziente e l'istigazione al suicidio.
«È una decisione che mi sorprende, soprattutto dopo il tono dell’udienza davanti al gip Laviola e le argomentazioni svolte dalle parti. A questo punto ben venga qualsiasi processo per l’accertamento dei fatti»: con queste parole l'avvocato Giuseppe Rossodivita, difensore di Riccio, ha commentato la decisione del gip.
Piergiorgio Welby è deceduto nella notte tra il 20 e il 21 dicembre 2006.
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modificaFonti
modifica- «Caso Welby, il gip chiede l'imputazione per Riccio: "È stata eutanasia passiva"» – il Giornale, 8 giugno 2007.