Brescia: 30 anni di carcere per il padre di Hina

martedì 13 novembre 2007 Sono stati condannati dal gup del tribunale di Brescia Silvia Milesi, con rito abbreviato a 30 anni di reclusione il padre e due cognati di Hina Saleem, la giovane pakistana uccisa a Gardone Val Trompia l'11 agosto 2006 dal padre che rifiutava che la ragazza adottasse un costume di vita "occidentale".

Insieme al padre e ai cognati è stato condannato a scontare una pena di due anni e otto mesi di carcere uno zio materno di Hina che aveva collaborato a seppellire il cadavere della giovane. Sono stati, quindi, accolte le richieste dell'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Paolo Guidi, che aveva, in particolare, sottolineato l'intenzionalità dell'omicidio.

L'avvocato Alberto Bordone, difensore di Mohammed Saleem, ha detto che si aspettava una condanna simile, aggiungendo però che presenterà ricorso alla Corte d'Assise d'Appello, dopo aver ricevuto le motivazioni della condanna, che saranno depositate entro il 20 gennaio 2008.

Al termine del processo, la madre di Hina ha cominciato a gridare «Me lo ammazzano», mentre al di fuori del tribunale era presente un gruppo di donne che mostravano striscioni su cui era scritto «Giù le mani dalle donne del mondo. Basta con la violenza dei maschi».

Il gup, inoltre, ha destinato a titolo provvisionale 20.000 euro all'ex fidanzato di Hina, Giuseppe Tempini, che ha annunciato, tramite il proprio avvocato che la somma verrà devoluta in beneficenza all'associazione Nati per vivere.

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