Riciclaggio, corruzione ed economia legale: Wiki@Home intervista Ranieri Razzante

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intervista a cura di Agatino Grillo

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venerdì 19 agosto 2011


Microbiografia

 
Ranieri Razzante presidente di AIRA

Ranieri Razzante è il presidente di AIRA, Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio, una organizzazione senza fini di lucro dedita alla diffusione e divulgazione della "cultura dell'antiriciclaggio" in banche e aziende.
Razzante, laureato in Economia e in Legge, avvocato, dottore commercialista, revisore dei conti, autore di numerosi testi sul diritto dei mercati finanziari e sulla legislazione antiriciclaggio, docente all'università di Firenze, collaboratore de Il Sole 24 Ore, è anche consulente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali.
È stato membro della Commissione del Ministero dell'Economiaper la redazione del Testo Unico in materia di Antiriciclaggio.

Incontro

L'incontro ha avuto luogo il 23 luglio 2011 presso la sede di AIRA a Roma.
Sono giorni densi di lavoro per Ranieri Razzante. Nonostante il periodo estivo, la Commissione Antimafia, con la quale Razzante collabora, ha appena approvato all'unanimità la relazione sulle infiltrazioni mafiose nel gioco lecito ed illecito [1], investendo il Parlamento della necessità di varare con urgenza misure adeguate alla gravità del fenomeno, comprese le misure per impedire il riciclaggio del denaro sporco.
Durante l'intervista il cellulare di Ranieri squilla continuamente. Malgrado gli impegni, Ranieri ha voluto comunque concederci l'intervista.

Intervista

Riciclaggio, economia sommersa, corruzione, terrorismo

 W@H   Buonasera Ranieri e grazie per averci concesso questa intervista. Cos'è il riciclaggio di beni e denaro e perché è importante contrastare tale fenomeno?

Il riciclaggio consiste nel "lavaggio di denaro sporco", cioè in quell'insieme di attività volte a reinvestire nell'economia legale risorse finanziarie o patrimoniali di origini illecite; il riciclatore agisce in modo da nascondere, occultare o comunque ostacolare l'accertamento delle fonti da cui provengono i beni "ripuliti". Il riciclaggio è un fenomeno che riguarda tutto il mondo, ma in Italia assume contorni e dimensioni particolarmente allarmanti. Infatti, secondo le rilevazioni fatte da Banca d'Italia, confermate da stime Eurispes e dell'Osservatorio Usura di Confesercenti, il riciclaggio in Italia vale circa il 10 per cento del PIL, per un importo complessivo valutato tra i 75 e 110 miliardi di euro, contro il 5 per cento a livello mondiale stimato dal Fondo monetario internazionale.

 
Banconote
 W@H   Il riciclaggio è un reato che generalmente non suscita allarme sociale; si è portati a pensare che si tratti di un fenomeno connesso alla grande criminalità che non riguardi la gente comune. È così?

Purtroppo questa è una falsa percezione ed anche uno degli ostacoli maggiori per chi opera nella prevenzione e nel contrasto di tale fenomeno. Il mancato allarme sociale sul riciclaggio nasce dalla sottovalutazione sia dei volumi sia degli effetti sociali ed economici di questa attività. Per essere chiari: il riciclaggio non è assolutamente un fenomeno che riguardi solo la criminalità organizzata, ma al contrario un fenomeno diffuso anche tra gli "insospettabili" perché strettamente legato alla corruzione, all'economia sommersa e al "nero", problematiche purtroppo assai diffuse nella nostra società.
Deve essere chiaro che è un riciclatore sia il mafioso che ripulisce i proventi del traffico di stupefacenti, sia il piccolo criminale che investe in un'attività commerciale i frutti della sua attività di usuraio, sia infine l'imprenditore, piccolo o grande, che falsifica la propria contabilità per creare fondi occulti da reimpiegare.

 W@H   Tuttavia alcuni osservano che il riciclaggio in un certo senso contribuisce a creare ricchezza; al di là del riciclaggio "mafioso" che presuppone gravi reati si sostiene che il piccolo "riciclaggio" frutto di evasione fiscale o altri reati minori in realtà non faccia male a nessuno.
 
Corrupte

Invece è proprio il contrario. Il riciclaggio di beni e capitali illeciti genera gravi distorsioni nell'economia legale, alterando le condizioni di concorrenza, il corretto funzionamento dei mercati e i meccanismi fisiologici di allocazione delle risorse, con riflessi, in definitiva, sulla stessa stabilità ed efficienza del sistema economico.
Uno degli effetti più deleteri del riciclaggio è, ad esempio, il mancato sviluppo economico; alcuni studi di Banca d'Italia hanno evidenziato che nelle aree a forte presenza criminale la crescita economica risulta compressa , le imprese pagano più caro il credito, gli investimenti sono disincentivati e "in quelle aree è più rovinosa la distruzione di capitale sociale dovuta all'inquinamento della politica locale[2]".

 W@H   Puoi farci un esempio concreto in cui il riciclaggio causa un danno economico alla collettività?

L'esempio classico è l'inquinamento del mercato immobiliare. Se io desidero comprare un appartamento che viene offerto a 300.000 euro per prima cosa farò un'offerta di acquisto a 250.000 per tentare di spuntare un prezzo migliore. Viceversa chi ha soldi da riciclare è disposto a offrire di più del prezzo richiesto, diciamo 400.000 euro, perché il suo vero obiettivo è ripulire legalmente il denaro ottenuto in maniera illegale anche rinunciando ad una percentuale dello stesso. In tal modo il prezzo degli immobili sale non per motivi economici, ma per patologie criminose; in pratica i cittadini onesti sono penalizzati ed i disonesti sono premiati.
Vorrei inoltre sottolineare lo stretto legame fra riciclaggio e finanziamento del terrorismo. E dirò di più: oggi senza riciclaggio le grandi organizzazioni criminali non potrebbero sopravvivere e il terrorismo verrebbe fortemente limitato.

 W@H   Qual è il legame tra riciclaggio e finanziamento del terrorismo?
 
Attentati dell'11 settembre 2011

Storicamente il collegamento nasce a seguito degli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 contro le Torri gemelle di New York. Le indagini rilevarono che i terroristi si erano finanziati grazie al riciclaggio. Da quel momento il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo è diventata una priorità per tutto il sistema internazionale. Già a fine ottobre del 2011 il GAFI, che è un organismo intergovernativo che coordina la lotta al riciclaggio e che fa parte dell'OCSE, pubblicò una serie di "raccomandazioni speciali" per contrastare il finanziamento del terrorismo, raccomandazioni che si aggiungono a quelle che nel 1990 erano già state emanate per il riciclaggio.

 W@H   E il legame tra riciclaggio e attività criminosa e mafiosa?

Giovanni Falcone è stato il primo in Italia a capire che per sconfiggere la mafia occorreva colpirne le modalità di finanziamento: la sua strategia consisteva nel tracciare i flussi di denaro che arrivavano alla mafia e nel sequestrarli.
È mio convincimento che la mafia può essere contrastata e definitivamente debellata grazie alla regolamentazione contro il riciclaggio, se tutti faremo il nostro dovere e ci impegneremo in prima persona. A riguardo approfitto di questa intervista per sottolineare, al di la´ degli schieramenti politici, la continua azione del governo, della magistratura e delle forze dell'ordine contro le associazioni criminali che sta producendo risultati significativi.
Vorrei anche evidenziare l'importante contributo fornito dal mondo bancario e finanziario che sempre più collabora con le autorità su questo fronte[3] .

 W@H   Cosa puoi dirci invece del rapporto fra corruzione e riciclaggio?

Il GAFI, l'organismo internazionale che già citavo e che coordina la lotta di tutti i Paesi contro il riciclaggio e la criminalità economica, ha da tempo segnalato i rapporti stretti tra corruzione e riciclaggio.
Il 14 giugno 2011 inoltre il GRECO, Gruppo di Stati contro la corruzione, l'organismo del Consiglio d'Europa deputato alla prevenzione e al contrasto della corruzione, ha reso noto il suo rapporto sull'Italia.

File:Stamp Germany 1999 MiNr2049 Europarat.jpg
Il simbolo del Consiglio d'Europa in un francobollo tedesco del 1999

Il rapporto descrive una situazione in chiaroscuro; desta preoccupazione in particolare la mancata adozione delle norme relative all'Autorità nazionale anti-corruzione. Tuttavia il GRECO riconosce che sono stati fatti passi in avanti specie per quanto riguarda "le segnalazioni" di transazioni sospette legate alla corruzione ed al riciclaggio di denaro grazie all'articolo 41 del decreto legislativo 231 del 2007, il quale "fa obbligo di adottare indicatori di anomalie che possano aiutare ragionieri, commercialisti, notai, avvocati, consulenti, gestori di casinò, agenti immobiliari e società di certificazione a riportare transazioni sospette"; effettivamente indicatori di anomalia di possibili "operazioni sospette di riciclaggio" sono stati emanati dal Ministero dell'Interno (17 febbraio 2011) per gli operatori non finanziari, dal Ministero della Giustizia (16 aprile 2010) per i "professionisti" e dalla Banca d'Italia (24 agosto 2010) per gli "Intermediari finanziari".

 
Planisfero illustrante la percezione di corruzione nel 2010, a cura di Transparency International, che rileva il "grado a cui è percepita la corruzione esistente tra pubblici ufficiali e politici". Un indice più elevato (in blu) indica una percezione minore della corruzione, mentre valori minori (in rosso) indicano un alto grado di percezione.
 W@H   In questi giorni la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali ha reso noto la sua relazione finale sul "fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel gioco lecito e illecito"[4] con la quale lancia un allarme e chiede al Parlamento di intervenire urgentemente anche per gli aspetti relativi al riciclaggio attraverso le casa da gioco. Tu sei un collaboratore della Commissione per la quale hai lavorato proprio sul tema dell'antiriciclaggio. Qual è la situazione?

Come ho già avuto modo di dichiarare, considero quello tra riciclaggio e gioco un "matrimonio perverso". La Commissione ha infatti rilevato preoccupanti infiltrazioni della malavita organizzata nel settore giochi e scommesse gestite dallo Stato. Inoltre, il gioco online viene utilizzato per riciclare denaro sporco, sfuggendo ai controlli attraverso lo "stabilimento" delle piattaforme internet all'estero.
Quello che però genera veramente allarme è il costo sociale di giochi e scommesse. C'è una crescita esponenziale di cittadini attratti dal gioco, soprattutto tra i giovani e le classi più disagiate, che rischiano di essere "incastrati" in situazioni ancor più gravi come ludopatia e fenomeni di usura. Il gioco, comprese le scommesse su eventi sportivi, per i notevoli introiti che vengono assicurati, è ormai diventato la nuova frontiera della criminalità organizzata di tipo mafioso e per contrastare tali fenomeni è necessario agire con misure preventive concrete.

AIRA, Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio

 W@H   In che modo la società e l'economia sana possono contribuire alla lotta contro il riciclaggio?

L'arma più importante nella lotta al riciclaggio è l'affermarsi di una coscienza sociale su tale fenomeno e sui suoi effetti deleteri. In poche parole, occorre sviluppare una "cultura dell'antiriciclaggio" diffusa. Questa è proprio la missione di AIRA, l'Associazione Italiana dei Responsabili Antiriciclaggio, che ho fondato, con altri amici, nel 2008. L'associazione si rivolge principalmente a chi opera in banca e in azienda nell'ambito dell'antiriciclaggio, ma anche ad una platea più vasta; tra i nostri associati ci sono infatti anche studenti e professori universitari, amministratori, magistrati. La nostra mission è fornire una informazione corretta ed aggiornata sul riciclaggio e sulle modalità di prevenzione e contrasto.

 W@H   Si può definire, in un certo senso, AIRA come una lobby trasparente finalizzata alla diffusione della sensibilità sociale sui pericoli del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo?

Definizione perfetta. Ai nostri associati offriamo attività di formazione e informazione sui temi del riciclaggio, della legalità economica, del contrasto del crimine economico. Nel corso del 2011 abbiamo organizzato oltre 10 convegni, due edizioni del nostro "corso di specializzazione in compliance antiriciclaggio", pubblicato centinaia di notizie sul nostro sito web, offerto borse di studio a neolaureati per specializzazioni in antiriciclaggio, eccetera.
L'associazione ha inoltre 12 commissioni permanenti di studio sui principali temi dell'antiriciclaggio, pubblica una newsletter mensile, una rassegna stampa quotidiana ed ha recentemente annunciato un percorso di "certificazione" per le competenze antiriciclaggio in banche, assicurazioni e intermediari finanziari.
Nel 2010 AIRA, grazie al lavoro delle commissioni e di tutti i suoi associati, ha realizzato un "Libro Bianco" che contiene le proprie proposte al legislatore per migliorare la normativa antiriciclaggio.

L'autoriciclaggio

 W@H   La legislazione italiana sull'antiriciclaggio è adeguata o servono dei miglioramenti?

Questo tema è stato al centro di un convegno dal titolo "Mafia e Riciclaggio: l'emergenza criminale e gli strumenti di contrasto" che AIRA ha organizzato il 13 giugno 2011 presso il Senato della Repubblica. Erano presenti sia senatori sia professori universitari che si sono confrontati sul tema della legislazione antiriciclaggio nazionale. Direi che tutti sono stati concordi sul fatto che la normativa italiana, pur essendo stata tra le prime ed essere emanate e unanimemente riconosciuta, all'epoca, come tra le più avanzate, oggi tuttavia soffra di alcune incoerenze e mancanze. Tra queste l'elemento più critico riguarda l'autoriciclaggio.

 W@H   Cos'è l'autoriciclaggio?

Il nostro codice penale non punisce il riciclatore se questi è l'autore del reato che ha prodotto il denaro o i beni da ripulire.
Tale scelta dell'ordinamento italiano, come ha ricordato il direttore dell'UIF[5], costituisce una delle principali cause di inefficacia della repressione penale del riciclaggio.
Di conseguenza, da tempo in Italia si discute dell'opportunità di introdurre la "punizione penale" dell'autoriciclaggio anche perché in altri Paesi questo già avviene e inoltre è previsto nella disciplina amministrativa di prevenzione contenuta nel d.lgs. n. 231 del 2007.

 W@H   In quali paesi l'autoriciclaggio è perseguito penalmente?

Negli Stati Uniti da tempo l'autore del reato presupposto che ricicla i proventi dell'attività illecita da lui stesso compiuta è perseguito penalmente. Lo stesso avviene in Svizzera, Germania, Regno Unito, Spagna e Portogallo. Anche la Francia ha deciso di inserire da poco l'autoriciclaggio quale reato.

 W@H   L'Italia ha intenzione di punire l'autoriciclaggio dal punto di vista penale?

Negli ultimi anni ci sono stati diversi tentativi legislativi per introdurre la punibilità dell'autoriciclaggio.
Al momento vi è una proposta di modifica dell'art 648-bis del codice penale, contenuta nel ddl anticorruzione, proposta che consiste nella semplice eliminazione della cosiddetta "clausola di riserva"; in pratica l'autoriciclaggio sarebbe sempre punito.
A mio avviso, ciò non è corretto perché creeremmo disparità tra autori di "reati bagatellari", cioè reati con pene inferiori a 2 anni, presupposto di riciclaggio. Credo invece che l'autoriciclaggio debba essere una sorta di aggravante per chi commette reati puniti con sanzioni inferiori, come quelli fiscali. L`ho anche scritto nei miei due ultimi volumi sul tema, contenenti la proposta da me elaborata per conto della Commissione Antimafia.

Le banche e l'antiriciclaggio

 W@H   La "collaborazione attiva" di banche, intermediari, assicurazioni e professionisti è fondamentale per la prevenzione del riciclaggio. Qual è a riguardo la situazione delle banche italiane? Funziona la "collaborazione attiva"?

Il già citato d.lgs. 231 del 2007 è la norma italiana che ha recepito nel nostro ordinamento la terza direttiva europea sull'antiriciclaggio (n. 2005/60/CE); tale direttiva ha introdotto un nuovo approccio alla prevenzione e contrasto del riciclaggio basato, soprattutto, sulla "collaborazione attiva" di banche, intermediari finanziari, assicurazioni e professionisti nelle attività di prevenzione.
I risultati, a oltre tre anni dall'entrata in vigore delle nuove norme, sono per quanto riguarda le banche e alcune categorie di intermediari finanziari (money transfer) superiori alle aspettative, almeno sotto il profilo quantitativo.
Uno degli adempimenti più importanti previsti da tale "collaborazione" è infatti la segnalazione all'Unità di Informazione Finanziaria (UIF) presso la Banca d'Italia dell'operazioni sospette di riciclaggio (o finanziamento del terrorismo).
L'operazione sospetta è un'operazione che per caratteristiche, entità, natura o per qualsivoglia altra circostanza induce l'operatore in banca a "sapere, sospettare o ad avere motivo ragionevole per sospettare" che siano in corso o che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo; in tal caso si deve inviare senza ritardo alla UIF una segnalazione.
Le segnalazioni di operazioni sospette hanno segnato negli ultimi anni una crescita continua e sostenuta: 14.600 nel 2008, 21.000 nel 2009, 37.300 nel 2010.
Secondo i dati del Ministro dell'Economia (relazione al Parlamento del 2009) , circa il 60% delle segnalazioni ha trovato riscontro in evidenze investigative; dopo gli approfondimenti circa il 20% delle segnalazioni è confluito in procedimenti penali in corso ovvero ha originato nuovi procedimenti per casi di riciclaggio, usura, estorsione, abusivismo finanziario, frode fiscale e truffa.
Tuttavia, ci sono anche punti di criticità, recentemente illustrati dal direttore UIF nella sua audizione presso l'Antimafia: vi è ancora poca collaborazione da parte dei professionisti, delle società di intermediazione mobiliare (SIM) e delle società di gestione del risparmio (SGR). Alcune banche, soprattutto cooperative di piccole dimensioni e filiali di banche estere, non hanno fatto nessuna segnalazione negli ultimi due anni.

 W@H   Qual è l'approccio giusto per l'antiriciclaggio in banca?

In banca l'antiriciclaggio è un tema che riguarda in primo luogo il Consiglio d'Amministrazione e la Direzione Generale. Infatti l'obiettivo generale del d.lgs. 231 del 2007 è la protezione dell'integrità del sistema bancario e finanziario e, di conseguenza, la protezione della stabilità dello stesso. Di fatto la banca deve confrontarsi, ai suoi livelli più alti, con il rischio "riciclaggio": si tratta di un rischio operativo e come tutti gli altri rischi operativi deve essere gestito in primis a livello di alta direzione.

 
Rischio di compliance e rischio operativo
 W@H   Puoi approfondire maggiormente le caratteristiche del rischio di riciclaggio in banca?

Ho recentemente pubblicato un articolo proprio su questo tema[6]. In banca il rischio di riciclaggio assume tre aspetti:

  • rischio penale "proprio"
  • rischio penale "improprio"
  • rischio di non conformità.

Il rischio di riciclaggio penale "proprio" si riferisce al rischio connesso alla violazione delle norme previste dal codice penale o di altre disposizioni che abbiano natura penale.
Il riciclaggio come rischio penale "improprio" nasce dall'introduzione del riciclaggio nella disciplina della responsabilità amministrativa degli enti, il decreto legislativo 231/01. Tale norma richiede che qualunque ente, comprese le banche, si "organizzino" al fine di prevenire una serie di reati tra i quali, appunto, il riciclaggio. Si potrebbe pensare che nel caso delle banche si sia di fronte ad una duplicazione degli adempimenti richiesti dalla normativa antiriciclaggio (il d. lgs. 231/07), ma non è così. Il 231/01 è molto più ampio del 231/07. Si pensi, per esempio, al rischio riciclaggio/ricettazione in cui possono incorrere tutti gli enti nell'attività di gestione degli acquisti. Le aziende, difatti, stipulano costantemente contratti di compravendita e/o fornitura di beni. Il rischio di commissione del reato di ricettazione non è poi così inconsueto, così come non è eccezionale il rischio di pagare fatture tramite denaro (di origine illecita) entrato in precedenza nelle casse dell'ente.
Il rischio riciclaggio, dunque, può essere sotteso ad ogni operazione di incasso crediti che comporti un successivo riutilizzo delle somme (di provenienza illecita) da parte dell'ente. Si pensi, ancora, ad eventuali investimenti finanziari o immobiliari effettuati con denaro sporco.
Infine, esiste il rischio di riciclaggio inteso quale "rischio di non conformità", cioè come mancato rispetto delle norme emanate da Banca d'Italia sulla "Compliance"; come dicevo prima si tratta di un rischio operativo, direttamente proporzionale alla quantità e complessità delle norme emanate.

 
Formazione in banca
 W@H   Compliance e antiriciclaggio sembrano sempre più temi fortemente intrecciati in banca …

Effettivamente è così. A marzo e luglio 2011 la Banca d'Italia ha emanato le "Disposizioni attuative" in materia di organizzazione antiriciclaggio in banca e ha chiaramente detto che occorre individuare e nominare un "Responsabile" antiriciclaggio che rientra, a tutti gli effetti, nel novero dei responsabili di funzioni aziendali di controllo di secondo livello tanto che, in certi casi, la funzione può essere attribuita al responsabile della funzione di Compliance o al Risk Manager.
Al riguardo, vorrei osservare che il rischio sanzionatorio del riciclaggio si abbatte se il responsabile antiriciclaggio è in grado di ricostruire l'iter valutativo seguito nell'applicazione delle norme. La "tracciabilità delle valutazioni" si ottiene anche grazie alla formalizzazione di efficaci procedure.

 W@H   Quanto è importante la formazione sull'antiriciclaggio in banca?

Fondamentale. Banca d'Italia è molto chiara su questo punto: è necessaria una adeguata formazione perché "l'applicazione della normativa antiriciclaggio" presuppone la piena consapevolezza delle finalità e dei principi del d.lgs. 231/07. La formazione, ovviamente, deve essere modulata in base alle funzioni svolte dal personale e anche qui AIRA può essere un valido aiuto per la progettazione e la certificazione di tali percorsi formativi.

Proprietà intellettuale, Wikipedia, licenze libere

 W@H   Hai scritto diversi libri e pubblichi spesso articoli sulla stampa e sul web. Sei anche un avvocato. Cosa pensi delle attuali norme sul diritto d'autore, sulla proprietà intellettuale e del dibattito in corso su come tali norme si applicano sul web?

Internet ha prodotto una vera e propria rivoluzione nel modo di comunicare, dunque è ovvio che debbano prodursi dei cambiamenti anche nel modo di proteggere la proprietà intellettuale degli autori del XXI secolo. Le attuali norme sulla proprietà intellettuale ed il copyright, così come oggi sono intese, nascono secoli fa quando i libri cominciarono ad essere distribuiti in modo massiccio grazie alle nuove macchine "stampatrici". Sarebbe miope pensare che oggi nulla debba essere cambiato. Ovviamente essendo io un "lavoratore della conoscenza" vorrei che anche in quest'epoca in cui il lavoro intellettuale è facilmente smaterializzabile i miei diritti di autore fossero salvaguardati. Credo però che bisogna essere aperti alle novità e non chiudersi in un recinto.
Gli e-book si stanno diffondendo sempre più ed io credo, come autore e come lettore, che ciò sia un bene. Le case editrici e le librerie devono però evitare di fare gli errori che un decennio fa sono stati compiuti dalle etichette discografiche e dalle case produttrici quando la musica digitalizzata via web si è diffusa in modo incontrollabile. Occorre individuare nuovi modelli di business senza chiudere le porte al futuro. Credo che noi autori dobbiamo servirci delle opportunità delle rete ed anche essere "generosi". Ad esempio, per il mio lavoro di divulgatore sui temi dell'antiriciclaggio, il web è essenziale perché permette, a costi molto accessibili, di comunicare e scambiare informazioni con un numero altissimo di interlocutori. Quello che pubblichiamo, come AIRA, è spesso messo a disposizione di tutta la comunità in modo gratuito attraverso il sito, il blog e gli articoli che pubblichiamo, anche se ovviamente alcuni servizi sono riservati solo agli associati.
Io stesso nei mesi scorsi ho pubblicato un articolo con licenza aperta dal titolo "Compliance Antiriciclaggio: le novità del 2010"[7].

 W@H   Conosci Wikipedia? Cosa ne pensi?

Conosco bene Wikipedia e la trovo uno strumento utile ed anche un po' magico. Dico "magico" perché credo che nessuno potesse prevedere che Wikipedia avrebbe assunto le dimensioni ed anche l'autorevolezza che ha conquistato sul campo. Mi sembra "meraviglioso" che tanta gente dedichi il suo tempo a questo progetto al solo fine di aumentare o sistematizzare le conoscenze dell'umanità. Mi piace pensare che Wikipedia sia come il calabrone: un insetto che secondo le leggi della fisica non potrebbe volare. Ebbene Wikipedia secondo le leggi economiche non dovrebbe esistere: se viceversa esiste vuol dire che siamo di fronte a qualcosa di importante e nuovo, una mutazione genetica dell'economia.

 W@H   Insieme a Wikipedia esistono anche i cosiddetti progetti minori: Wikimedia Commons, Wikibooks, Wikizionario, Wikinotizie (che pubblica quest'intervista). Li conosci? Che ne pensi?

So che esistono ma non li frequento molto. Comincerò a frequentare Wikinotizie dato che mi ha intervistato!

 W@H   Bene. Grazie Ranieri per il tempo che ci hai dedicato e buon lavoro a te e agli amici di AIRA.
 
Ranieri Razzante e Agatino Grillo durante l'intervista 23 luglio 2011

Grazie a te e agli amici di Wikipedia.

Collegamenti esterni

Interviste ed articoli di Ranieri Razzante disponibili online

Siti web delle istituzioni che si occupano di antiriciclaggio

Siti web di associazioni

Una guida "libera" all'antiriciclaggio

Note

  1. Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, 22 luglio 2011, "Relazione sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel gioco lecito e illecito", Doc. XXIII, n. 8, in http://www.parlamento.it/documenti/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/Doc%20XXIII%20n.%208.pdf
  2. Mario Draghi, Governatore Banca d’Italia, “Le mafie a Milano e nel Nord: aspetti sociali ed economici”,11 marzo 2011 in http://www.bancaditalia.it/interventi/integov/2011/mafie-al-nord/draghi-110311.pdf, pag. 5
  3. Giovanni Castaldi, Direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), “L’azione di prevenzione e contrasto del riciclaggio”, 28 giugno 2011, audizione presso la Commissione Parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali anche straniere, in http://www.bancaditalia.it/homepage/notizie/uif/AUDIZIONE-COMMISSIONE-ANTIMAFIA.pdf
  4. http://www.parlamento.it/documenti/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/Doc%20XXIII%20n.%208.pdf
  5. Giovanni Castaldi, Direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), “L’azione di prevenzione e contrasto del riciclaggio”, 28 giugno 2011, audizione presso la Commissione Parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali anche straniere, in http://www.bancaditalia.it/homepage/notizie/uif/AUDIZIONE-COMMISSIONE-ANTIMAFIA.pdf
  6. Ranieri Razzante, "Il rischio riciclaggio nell'attività di intermediazione finanziaria", in Finanziaria - Quadrimestrale di Economia e Finanza Aziendale", n. 1/2011, qui in pdf http://www.airant.it/system/files/Finanziaria%20n.1-2011.pdf
  7. http://www.compliance-normativa.it/article/compliance-antiriciclaggio-le-novita-del-2010
 
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